giovedì 25 aprile 2013
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Caro direttore,
in Francia sono stati approvati il matrimonio e l’adozione omosessuali. Oltralpe è ormai al potere l’ideologia, ma tutto questo rappresenta anche un grave errore politico. Hollande ha spaccato, infatti, la Francia. Il partito socialista francese, come anche Avvenire ha sottolineato, si è dimostrato incapace di unire il Paese. E la ferita è destinata a durare. Nei sondaggi Hollande è crollato ad appena il 25% di popolarità (anche perché con la crisi economica attuale i francesi meritavano qualcosa di meglio...). Ma un po’ di ideologia, si sa, funge da provvisorio anestetico specie per un elettorato sempre più insofferente e preoccupato di come arrivare alla fine del mese. Nei prossimi anni ci troveremo ad affrontare un forte confronto fra la 'ideologia di genere', per cui l’identità sessuale è indifferente, e la riflessione sul valore e l’importanza invece della differenza sessuale. Si vorrebbe passare dall’umanità reale alla umanità virtuale e ideologica. Gli italiani si preparino, perciò, a un durissimo confronto non solo culturale ma anche politico. Prepariamoci a un nuovo Family Day per difendere il valore della differenza sessuale e della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. Le 'alchimie' ideologiche della sinistra, francese o italiana che sia, non rappresentano minimamente né un bisogno né tantomeno una priorità.
Glauco Santi, Parma
Gentile direttore, è arrivato il via libera finale a nozze gay e relative adozioni in Francia, e ora molti pretendono che l’Italia «non sia da meno», e si vergognano di essere, noi, «rimasti gli ultimi» a resistere a siffatte 'riforme'. Ma personalmente non cedo al conformismo – anche se planetario – e mi vanto che l’Italia, almeno in questo, tiene alta la testa della ragione e della natura contro le mode del momento. Il progresso civile e sociale è una cosa, la dittatura dei capricci è un’altra.
Luigi Fressoia, Perugia
Gentile direttore, il compagno presidente Hollande ha, dunque, vinto la sua battaglia per unire in matrimonio persone dello stesso sesso, cancellando la sacralità dell’unione davanti a Dio ed eliminando di fatto le parole 'concepimento' (impossibile da realizzarsi) con 'adozione', 'marito' e 'moglie' (impossibile distinguerli) con 'coniugi', 'papà' e 'mamma' con 'genitori... e mi fermo qui. Ora voglio vedere le reazioni a 360 gradi, tra chi sposa il radicalismo alla francese (e già alla spagnola), chi sta con il matrimonio naturale e chi è silente... assente! 
Enzo Bernasconi, Varese
 
Signor direttore, a leggere l’editoriale di Luigi Geninazzi su Avvenire del 23 aprile si ha l’idea che, insomma, se non fosse per l’impiccio delle adozioni, il matrimonio per gli omosessuali possa anche andare!
Giuliano ​Galassi
Signor direttore, ogni volta che leggo Avvenire leggo attacchi contro le unioni gay, dal momento che non se ne può più di queste continue offese a loro come anche a chi, come me, non ha niente contro due persone dello stesso sesso che si amano, farò una contestazione contro il vostro giornale, perché sinceramente avete stancato e offeso la dignità di persone che la pensano diversamente da voi! Ora basta! Prenderò i dovuti provvedimenti!
Arianna Russo
Non taceremo mai sulle grandi questioni della vita e della famiglia, cari amici e gentile signora. Ma non diventeremo mai volgari, discriminatori e violenti (anche solo a parole) agendo 'contro' le persone omosessuali, negando loro quel «rispetto» e quella «delicatezza» che lo stesso chiaro insegnamento della Chiesa raccomanda. State tranquilli o, se siete nervosi e intolleranti e minacciosi con noi o con altri, fatevene una ragione: i cattolici, assieme a tanti laici e a persone di diversa fede, hanno argomenti da sostenere con tutta la necessaria forza e tutta la possibile civiltà a favore della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e sul diritto di un figlio, di ogni figlio, a una mamma e a un papà, cioè a non veder programmaticamente cancellati dalla propria vita padre o madre o addirittura entrambi a causa di procedure di adozione che rimuovono la necessità delle figure parentali naturali e ad alchimie di laboratorio che riducono l’uomo e la donna a 'cose', a 'prodotti', a 'merci'. Possiamo perdere, e – a differenza di altri – sappiamo democraticamente farlo (anche perché, gentile signor Bernasconi, nessuna legge di nessuno Stato potrà mai dare o togliere senso e sacralità al matrimonio come «unione davanti a Dio»). Ma in coscienza – da cittadini, da persone che hanno testa e cuore, da credenti – non possiamo rinunciare a dire ciò che va detto, a testimoniare ciò che va testimoniato, a difendere ciò che va difeso. E in ogni caso, anche quando le derive si fanno forti e persino apparentemente irresistibili, non possiamo rassegnarci.
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