venerdì 6 settembre 2013
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Il Parlamento ha parlato con voce forte, la lobby dell’azzardo ha immediatamente replicato. E la cosa più grave è che ha risposto non solo con le stesse identiche parole del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma – di fatto – con una desolante nota ministeriale. Come se lobby dell’azzardo e amministrazione centrale dello Stato ormai coincindessero in questo settore d’impresa che si fa sempre più ricco in un’Italia che si fa sempre più povera. La parola del Parlamento non conterebbe nulla, perché «inapplicabile». Il dilagare di Bisca Italia non potrebbe essere arginato perché il meccanismo infernale delle concessioni ha creato «diritti» che non ci si deve azzardare a intaccare; ma, niente paura, tanto ormai c’è l’impegno dello Stato a fronteggiare le «ludopatie»... È come se il ministero della Salute di fronte a un’epidemia di peste ci dicesse: non facciamo nulla per fermarla perché ci sono troppi interessi in ballo (e i sindacati degli untori e dei monatti farebbero causa), ma non vi preoccupate sappiamo bene che la peste c’è e fa un gran male alla gente... Ridicolo. Anzi tragico.Eppure il Parlamento finalmente ha parlato, e lo ha fatto con una trasversale e amplissima maggioranza anti-Azzardopoli. E ora se chi deve ascoltare non vuol farlo, il Parlamento s’imponga. Dopo mozioni e ordini del giorno detti legge. E la faccia rispettare.
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