Non si insegna bene per gli incentivi ma semplicemente perché è giusto
mercoledì 19 ottobre 2016

Gentile direttore,da poco tempo leggo “Avvenire” per il quale ho abbandonato altri quotidiani che in nome della “modernità” hanno accantonato i temi dell’impegno sociale e rinunciato a proporre un panorama di valori diverso da quello dominante. Ho apprezzato moltissimo l’articolo di Luigino Bruni a proposito della scelta del Comitato di Stoccolma – che usa il brand “Nobel”, assegnando il premio «in onore di Nobel» – di insignire del prestigioso riconoscimento gli autori della “teoria dei contratti”, da lui giustamente definita «semplice e disastrosa». La lettura del libro del professor Bruni “La foresta e l’albero” mi è stata di grande aiuto nella decisione di rifiutare per me il «bonus premiale» che quell’altro disastro che è “La buona scuola” attribuisce ai cosiddetti insegnanti “meritevoli”. Come dice Bruni, la scuola – al contrario dei principi ispiratori de “La buona scuola” – «proprio perché luogo della formazione richiederebbe la coltivazione di virtù non utilitaristiche e non strumentali che valgono proprio perché non monetizzatili...». Ho voluto usare i soldi del bonus per acquistare ingressi al cinema e al teatro per i miei alunni perché penso che il doveroso impegno nello svolgimento del proprio lavoro si sottrae, per fortuna, a ogni incentivo!

Carla Sbrolli - Pescara

Sono certo che a Luigino Bruni farà davvero piacere leggere questa sua lettera, gentile professoressa Sbrolli. Ha colpito molto anche me, mi fatto pensare, ha acceso in me obiezioni, ma poi la sua chiusa mi ha letteralmente conquistato. Lei – a quel che capisco, e credo di capire bene – non si è limitata dire di no, manifestando la contrarietà a un premio in denaro per il corretto svolgimento del suo lavoro di insegnante, ma ha trasformato quel gesto di opposizione in un atto positivo e propositivo, un vero e proprio sì, coinvolgendo i suoi alunni in attività artistiche e culturali offerte non come un mero regalo, ma – sottolineerebbe Bruni – come un dono. Sono tra coloro che preferiscono uno Stato e, prima ancora, una società che evolvono perché premiano i giusti piuttosto che dedicarsi solo all’inseguimento sanzionatorio degli ingiusti. Perciò penso che, anche solo per questa sua scelta, lei meriterebbe un altro premio, ma non mi azzardo a proporlo... per non perdere una recente e giustamente esigente e appassionata lettrice di “Avvenire”! Le dico, allora, un semplice grazie per la sua testimonianza che non si limita alla polemica (nella “buona scuola” a mio parere ci sono misure centrate e scelte sbagliate), ma indica una sana alternativa “di merito” a certe infatuazioni “meritocratiche”. Sono convinto che lei sa apprezzare a fondo il buon lavoro e lo studio buono dei suoi allievi (e dei suoi colleghi), ma vuole trasmettere il senso di un impegno che viene onorato semplicemente perché è giusto farlo, non perché ci sono degli incentivi che spingono in tale direzione. E sono sinceramente ammirato, conoscendo l’inadeguato livello retributivo dei docenti nella scuole di ogni ordine e grado, per questa sua decisione e per come l’ha attuata, “convertendo” – è il caso di dirlo – il bonus che le era stato attribuito. Aggiungo solo di ritenere che la modernità vera, più interessante, più solida e al tempo stesso più promettente sia vissuta da chi esercita uno sguardo come quello che lei dimostra di avere sul senso del lavoro che si svolge e sulla strada che bisogna saper indicare ai più giovani. Grazie ancora, gentile amica, anche per la stima che mostra per la nostra quotidiana e convinta fatica d’informare e di esprimere opinioni fuori dalla corrente.

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