venerdì 17 agosto 2012
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​Non se ne può più. Il lamento della povera gente, costretta a rinserrarsi in casa durante questo rovente mese di agosto, lacera il cielo e arriva fino a Dio. E il grido si fa preghiera nel giorno dedicato alla Madonna assunta in cielo. I credenti la invocano. La supplicano: «Arriva tu, Madre, dove non arriviamo noi. Riporta il buon senso nel cuore e nella mente di chi ha il dovere di tutelare la nostra salute e il nostro ambiente. Non abbandonarci, Regina delle famiglie...». I roghi tossici non tendono a diminuire. Al contrario, pare che vadano aumentando. Sembra proprio una sfida, un braccio di ferro. Si brucia di tutto. Si brucia dappertutto. Addirittura a ridosso dell’aeroporto di Capodichino.Fumo. Fumo nero. Fumo tossico. Si respira a fatica. Si respira a stento. Tanti smettono per sempre di respirare. All’interesse mediatico, purtroppo, non fa riscontro l’impegno politico. Almeno non ancora.Non si è capito, non si vuol capire che siamo all’emergenza. E lo stato di emergenza deve avere la priorità su ogni altro problema. Occorre spegnere quei roghi mostruosi, per prima cosa. A tutti i costi. Per sempre. Occorre impedire a quelle enormi finte nubi cancerogene di espandersi ancora, di penetrare nei paesi, nelle case, nei polmoni dei bambini e dei loro genitori. Occorre fermare lo scempio prima che sia tardi. Non vogliamo che neppure un altro bimbo vada ad aumentare il numero dei pazienti nei reparti di oncologia pediatrica. Non vogliamo più celebrare funerali di ragazzi o di giovani genitori. Occorre spegnere i roghi e vigilare che non se ne accendano più. Mai più.Che strano, lo Stato suddiviso in tante parti per stare più vicino ai cittadini, di questo sbriciolamento sembra rimanerne prigioniero. Si inceppa. Rallenta la sua azione. Nel "triangolo dei veleni" la gente rimane ogni giorno più intossicata. Non vuole morire. E nemmeno emigrare per mancanza di respiro. Non vuole abbandonare la propria terra e nemmeno vederla in agonia. Più di un milione di italiani stanno soffrendo le pene dell’inferno, tra la cattiveria di delinquenti senza scrupoli, l’ignavia di amministrazioni incapaci o colluse e demoralizzanti inceppi burocratici. Ma bisogna cambiare passo. E dopo aver impedito a chiunque di appiccare ancora il fuoco killer, occorre individuare i veri responsabili e fargliela pagare, trattandoli alla stregua di criminali. Contemporaneamente bisogna pensare alle bonifiche. Bonificare i terreni. Riportarli alla loro antica vocazione agricola. Farli ritornare verdi, ricchi di alberi e di bestiame.La Chiesa campana è accanto alla sua gente. Il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, alla vigilia dell’Assunta, intervenendo ancora una volta sul dramma dei roghi ha detto: «Contro gli scempi consumati quotidianamente, troppo spesso per scelta o per dolo, dobbiamo far sentire la nostra voce di condanna, in maniera forte e ferma...». Poi, rivolgendosi ai sacerdoti presenti ha continuato: «Tali atti scellerati e delinquenziali vanno condannati e combattuti con fermezza, cari sacerdoti, richiamando la responsabilità di ciascuno e ricordando che la difesa del creato è difesa della vita che ci viene da Dio... Usciamo dalle sagrestie, dunque, e andiamo come ci insegna Maria, là dove la nostra gente vive, restando gravemente vittima e sofferente per l’egoismo e la violenza di una minoranza malavitosa, oltre che per la mancanza di lavoro...». Parole preziose. Forti e vere. Il cardinale ha distinto con chiarezza i rifiuti urbani dalle immondizie industriali sversate, interrate e bruciate illegalmente, che sono il vero problema che ci attanaglia. E poi ha rinnovato l’incoraggiamento a noi sacerdoti a non rintanarci nelle sagrestie, a "prendere il largo". A non aver paura di niente e di nessuno. A stare sempre là dove la gente vive. E purtroppo muore.
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