giovedì 15 agosto 2013
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La sera del 13 marzo scorso la Chiesa in Italia ha ripreso il suo cammino affidandosi alla guida di papa Francesco. Da allora, ogni gior­no ha segnato un passo avanti in en­tusiasmo e consapevolezza. L’av­vento del nuovo Pontefice ci ha tro­vato in una fase ormai avanzata di attuazione degli orientamenti pa­storali sull’educazione. È sorpren­dente la sintonia che essi registrano con il Papa; anzi, dal suo magistero e dal suo stile essi ricevono l’im­pronta di un indirizzo originale e di un impulso coraggioso.
Non solo i discorsi alla recente Gior­nata mondiale della gioventù di Rio, ma l’intero magistero di papa Fran­cesco è connotato da un vigoroso slancio missionario. La Chiesa in I­talia da decenni coltiva uno sforzo di conversione pastorale per un vol­to missionario delle comunità, in particolare delle parrocchie. Ora, però, tale impegno deve raccogliere un accento nuovo e pressante, che mette in guardia dalla tentazione del ripiegamento autoreferenziale. È in­calzante l’invito ad aprirsi, a uscire, ad andare: non per portare noi stes­si, né tanto meno per metterci al centro dell’attenzione. Il nostro an­dare missionario è proprio di disce­poli che hanno fatto esperienza di salvezza incontrando il Signore e so­no rinati come persone e come co­munità grazie a Lui.
La nostra è una Chiesa che alberga in se stessa il mi­stero del Dio salvatore rivelato in Cri­sto, al punto da incantare la gente e attirarla. 'La via di Dio è l’incanto che attrae. [...] La missione nasce proprio da questo fascino divino, da questo stupore dell’incontro' (ai ve­scovi brasiliani). La forza di una tale esperienza e del­la testimonianza che ne sgorga su­scita incontro e relazione. Le perso­ne, in qualsiasi condizione si trovino, hanno bisogno di Dio, sono in atte­sa di sapere che Egli è in cerca di lo­ro e li accoglie nella sua misericordia senza limiti che risana e ridona vita.
Non è questa l’esperienza evangeli­ca primordiale, che vede Gesù farsi prossimo a tutti senza distinzione? Certo, Egli non manca di chiedere di cambiare vita, a chi in un modo, a chi in un altro; ma la potenza divina di un’accoglienza piena di misericor­dia che in Lui si fa incontro abbatte le resistenze, scioglie le durezze, ri­sveglia il desiderio e la volontà di cor­rispondere all’amore di Dio e alla sua tenerezza. Andare come discepoli missionari per condividere l’esperienza della misericordia conduce là dove l’esi­stenza umana è più travagliata, in quelle periferie che devono essere a­bitate dai cristiani e dalle loro co­munità come luoghi privilegiati da cui guardare e agire.
Papa Francesco ha impartito una lezione magistrale quando, tra gli abitanti della favela di Varginha e assumendo quasi i lo­ro occhi, il loro sguardo, la loro voce, ha ricordato quali sono i pilastri fon­damentali e i beni immateriali che reggono una nazione, diventando campo privilegiato di azione dei cre­denti: la vita, la famiglia, l’educazio­ne integrale, la salute, la sicurezza. Sono queste alcune delle piste che troviamo tracciate per proseguire il cammino di Chiesa nell’Italia di og­gi sotto la guida di papa Francesco. Non possiamo attardarci, mentre un popolo nuovo comincia a farsi strada a passi spediti. In questo giorno dell’Assunta, facciamo no­stro l’auspicio rivolto dal Papa nel­la cattedrale di Rio affidandolo a Maria: 'Che non ci butti fuori di ca­sa, ma che ci spinga ad uscire di ca­sa. È così che siamo discepoli del Signore. Che Ella conceda a tutti questa grazia'.
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