martedì 30 luglio 2013
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Un giorno capiremo, dopo capiremo tutto». Diceva così quando gli scuri quesiti della vita e del dolore sfidavano nel buio la fede e la fede era mistero più che certezza. Quel «giorno», quel «dopo» sono ora il per sempre. A questo penso nel momento della scomparsa del cardinale Ersilio Tonini. Una fortuita e fortunata circostanza, consenziente il Cardinale, mi ha permesso, tempo fa, di scorrere alcune pagine di un Diario incredibile, più di 300 quaderni, scritti di getto davanti al tabernacolo o frutto di lunghe appassionate indagini dell’intelletto e del cuore. Una grafia quasi impossibile da decifrare, in italiano, latino, greco e altre lingue, che solo l’abilità e la perizia di suor Paola possono tradurre e offrire al lettore. E si apre un panorama infinito di interessi, argomenti, problemi, memorie, speranze; si rivela una presenza  vivacissima in vasti panorami culturali sacri e profani e, su tutto, dentro tutto, quell’amore abissale, senza riserve, al suo Tu. Un colloquio con Dio continuo, intimo, sulla soglia del quale ci si ritrae come dinanzi a qualcosa di troppo grande e troppo bello e troppo luminoso.Dio e l’uomo: «… tu Lo guardi e senti di coglierlo e avverti che Lui ti vede che Lo guardi e gli dici "mio" - mio bene - mia sorgente - mia forza - mia luce: sempre mio… E intanto vien da chiedersi dove sono gli altri fratelli uomini: perché non anche loro qui con me nel gran silenzio a godersi nella trasparenza lucentissima delle cose il lampeggiare dell’Assoluto: e il colloquio delizioso che si apre nelle profondità dello spirito».Oggi, nel momento del distacco, mi si fa più nitido, spiccando sullo sfondo di sovraffollati pensieri, un argomento fra gli altri che torna e ritorna, nel Diario, con la frequenza del battito del cuore: è il pensiero, il desiderio, l’ansia, lo spasimo di tutto l’essere nell’attesa di "quel" momento: «…E la morte, oh la morte: il presentarsi al Signore, in un a tu per tu stavolta totale, definitivo, a carte scoperte.  L’ho sempre pensato dolcissimamente quell’incontro».Oggi ascoltare le sue parole è consolazione e speranza per tutti: «La morte: l’evento che per fortuna mi ha accompagnato fin da ragazzo, particolarmente negli anni di piena giovinezza; tema amato e frequentato, come scuola di libertà, di sapienza e di speranza». E poi ancora: «Lui incontrerò, quando tutte le cose sfiniranno in campo lungo, in lenta dissolvenza, come fosse terra di nessuno, finché all’improvviso, ecco è Lui: e saremo finalmente noi Due soli, a Tu per Tu: un faccia a faccia arcano, inesprimibile…». «…Ho sempre desiderato chiudere la vita in crescendo, in lucidità di mente, così da andare incontro al mio Signore, a mente aperta, con un atto d’amore che riassuma l’intera vita».«… Troppo ci ho tenuto sempre a che quell’attimo potesse sigillare – Tu lo sai bene, Signore – la nostra vita a due con un atto d’amore totale, così da poter morire della morte tua, godendo, pur nell’oscurità dell’agonia, il presentimento della voce tua che mi chiama per nome – il mio nome – nel preciso momento in cui l’anima mia chiamerà Te, Signore, col nome tuo». «Signore mio, aspetto quell’ora come l’amore della mia esistenza e il senso del mio pellegrinare».<+copyright>
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