venerdì 22 luglio 2016
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Caro direttore, recenti sondaggi confermano il trend alle amministrative di giugno. Ai ballottaggi il Movimento 5 Stelle vincerebbe con largo margine sia contro il Pd, che contro eventuali coalizioni di centrosinistra o di centrodestra. Se si tiene mente al fatto che nel consolidarsi del tripolarismo italiano M5S, Pd, centrodestra sono – nell’ordine elencato – tutti nello spazio di un punto percentuale, questo vuol dire che Pd e centrodestra ai ballottaggi non sono la seconda scelta di nessuno, o meglio la seconda scelta degli elettori, di gran lunga prevalente, sono diventati i 5Stelle.
 
 
Tradotto: l’Italicum è una legge elettorale che più che assicurare la governabilità del sistema, prefigura un 'effetto Brexit', cioè più propriamente una fuoriuscita dal pasticciato bipolarismo post-Tangentopoli affidato a Berlusconi da una parte e all’antiberlusconismo lungo la filiera Ulivo-Pd dall’altra. Non andare al voto dopo la caduta di Berlusconi, inaugurando con il governo Monti il puntellarsi al governo del Pd con espressioni variamente 'responsabili' del proprio avversario naturale, ha facilitato – nella crisi italiana che voleva affrontare, senza riuscirci molto – la percezione che Pd e centrodestra non sono forze effettivamente tra loro alternative, e soprattutto in nessuna di esse c’è l’alternativa al malessere del Paese. Un’autostrada per l’ascesa dei 5Stelle. Immaginarsi di risolvere la questione con un colpo di k.o. agli avversari al primo turno sull’onda lunga del risultato delle europee da parte del Pd è stato un sogno di mezza estate, che ha preparato la tempesta perfetta shakespeariana che in questo momento il quadro politico sta vivendo, tra la tentazione di andare al voto da parte del governo, nel caso gli equilibri non reggessero, fidando in un riflesso di sistema del Paese contro i populismi, o affidarsi al generale Tempo in una strategia che porti al termine la legislatura in un modo o in altro, riapra e chiuda in modo diverso dossier complicati (stato di sofferenza sociale, legge elettorale, riforme costituzionali che rischiano di finir male), e consenta sia al Pd che al centrodestra di riaccreditarsi presso gli elettori come seconda scelta potenziale, di riacquisire competitività come seconda scelta nei confronti dei 5Stelle. 
 
 
Prudenza oggi consiglierebbe alla legislatura di affidarsi al generale Tempo. E non solo per consentire a Pd e centrodestra di ritornare competitivi sullo scenario dei ballottaggi, ma anche per dare tempo ai 5Stelle di portare avanti una maturazione istituzionale che con la conquista dell’amministrazione di grandi città sono i primi ad avere interesse a far crescere. Perché l’interesse davvero generale del Paese è che chiunque vinca nel 2108 sia adatto a vincere, e sia così percepito dentro e fuori l’Italia, nei vincoli internazionali da cui non possiamo illuderci di avere franchigia. Insomma abbiamo bisogno che alle prossime politiche il vincente, chiunque sia (5Stelle, Pd, centrodestra), sia anche convincente; e che chi vincerà non vinca per la paura del salto nel buio o per un mal di pancia talmente insopportabile che del buio non gliene importi niente. Saremmo tutti più tranquilli.
 
*Ordinario di Filosofia teoretica, Università Federico II e componente dell’Assemblea nazionale del Pd
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