Ma quella... smorfia non è Milano e non autorizza alcun «peggiorismo»
sabato 9 maggio 2020

Caro direttore,
in Darsena, uno dei luoghi simbolo più frequentati della città, milanesi un po’ 'distratti' non rispettano il distanziamento fisico, violando le regole dettate da Dpcm e ordinanze. Ciò che lascia davvero sgomenti, tuttavia, è l’apparente assenza di controlli: dove sono i Vigili? Il sindaco Sala dovrebbe chiarire riguardo ai controlli programmati per la gestione di questa porzione di città già di per sé 'difficile' per i motivi che tutti conosciamo. Quante le forze in campo? Quali le modalità d’intervento? E gli spazi in Darsena ora fruibili dai cittadini hanno ricevuto gli opportuni interventi di sanificazione come accade per altri spazi pubblici? Il sindaco, in un suo recente intervento, sosteneva che il controllo vale 10 mentre il comportamento vale 90... Non sarà mica un alibi per evitare di fare una seria prevenzione attraverso i doverosi controlli? Il rischio serio è che comportamenti sbagliati da parte della popolazione determinino una seconda ondata di contagi che per Milano sarebbe tragica! Questo il sindaco e tutta l’amministrazione dovrebbero saperlo...

Piermario Sarina Milano

Gentile direttore,
la fotografia dei Navigli a Milano affollati di gente, molte persone senza mascherina, spazza via tutta la retorica (ultrasecolare, ormai) sul popolo italiano disciplinato e rispettoso delle regole ed è la dimostrazione inequivocabile di quanto sostenuto di recente dallo scrittore francese Michel Houellebecq: «Il mondo sarà uguale, solo un po’ peggiore».

Luigi Alberto Weiss Sassocorvaro (Pu)

Hanno davvero lasciato il segno foto e immagini dei milanesi senza autodisciplina e senza rispetto per gli altri che hanno invaso soprattutto nella giornata di giovedì i Navigli, quartiere simbolo della movida giovanile e non solo. E hanno provocato le immediate contromisure del Comune. Ma quelle foto, gentili signori Sarina e Weiss, non sono 'la' foto di Milano. Così come una smorfia che ci scappa non è la nostra faccia. Ne sono convinto, non solo per quel che so e che ho imparato ad amare della città in cui vivo e lavoro da tanti anni, ma anche per ciò sto vedendo da cronista. Milano non è sventatezza e faciloneria, nemmeno nella sua parte più giovane. O meglio, lo è solo un po’. Un po’ che è sempre troppo, di questi tempi. Ma che non ci autorizza a pessimismi cosmici come il pur suggestivo 'peggiorismo' alla Houellebecq. Caso mai ci impone di fare ognuno la nostra parte perché dopo questa dura prova il mondo sia più responsabile e meno disuguale, cioè migliore.

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