sabato 16 luglio 2016
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A ogni naufragio di profughi con centinaia di morti segue sempre cordoglio per le vittime, fermezza contro i trafficanti di uomini, donne e bambini, determinazione nella lotta alle organizzazioni criminali. A ogni attentato in Europa e nel mondo – come quello che ha insanguinato ieri notte Nizza – con decine o centinaia di morti, segue sempre cordoglio per le vittime, fermezza contro i terroristi, determinazione a combattere Daesh-Isis, al-Qaeda, Boko Haram e tutte le varie sigle della galassia terroristica dell’integralismo islamista. E di fronte a ogni naufragio e a ogni attentato scattano subito due gigantesche ipocrisie contrapposte: da un lato, una posizione (spesso intermittente) di accoglienza generica pietistica dei migranti e una ferma risposta ai criminali, barcaioli o bombaroli che siano; dall’altro lato, una posizione durissima di chi erige muri e fili spinati, propugnando respingimenti liberatori e interventi armati sul campo dei tanti focolai di terrorismo. Ebbene, queste due ipocrisie contrapposte in realtà rappresentano due facce di una stessa foglia di fico che copre tre “vergogne” colossali che esprimono, soprattutto sul versante dell’Occidente sviluppato e opulento, l’incoscienza impotente di molti e la furbizia di alcuni, pochi, che in tutto questo guadagnano molto. La prima vergogna è il G7 che pretende di essere il “governo del mondo” rappresentando solo un terzo del mondo. L’Occidente (Stati Uniti e Unione Europea in testa) non ha capito e non vuol capire che di fronte al mondo della globalizzazione occorre un governo della globalizzazione che implica urgentemente un nuovo G8 dove partecipino, oltre i Paesi occidentali, il Giappone, la Russia, la Cina, l’India, il Brasile e qualcuno che rappresenti l’Africa. Ed è chiaro quindi che dentro questo urgente Governo mondiale, che io chiamo Nuovo G8, l’Europa non può pretendere di essere presente con quattro Paesi (Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna con un piede fuori dall’Unione). L’Europa non può che essere presente con una rappresentanza politica da Stati Uniti d’Europa. E questa è la seconda vergogna. L’Europa cioè non ha voluto capire quindici/venti anni fa che, dopo la caduta del muro di Berlino, il solo allargamento a est dell’Unione era come pretendere di reggere un tavolo su una gamba sola e non su tre punti come richiedono le leggi della fisica per dare equilibrio a una figura geometrica piana. Occorreva cioè affiancare anche la gamba dell’allargamento verso la sponda sud del Mediterraneo, dal Marocco fino ad arrivare a Israele/Palestina e alla Turchia e, soprattutto, quella dell’approfondimento cioè dell’innalzamento dell’Unione Europea a entità “politica-federale”. Questo implica una strategia a cerchi concentrici. Alcuni Paesi (i sei firmatari del Trattato di Roma? o… chi ci sta ci sta) costituiscono il nocciolo duro degli Stati Uniti d’Europa che serve per riprendersi una sovranità perduta a livello nazionale nei campi della difesa/sicurezza, della politica estera, della grandi infrastrutture con l’energia in testa, dell’innovazione tecnologica e dell’alta formazione scientifica. Poi c’è un cerchio allargato che resta l’attuale Unione Europea, ma non è Stati Uniti d’Europa e un altro cerchio ancora più allargato che sono i Paesi della costa nord dell’Africa che possono essere inglobati con accordi economici e commerciali, cioè con un Piano Marshall europeo per l’Africa. A questa miopia originaria, negli ultimi dieci anni, l’Europa ha aggiunto errori di politica economica (supereuro di Jean-Claude Trichet e «stupidità» delle regole di Maastricht), e ha costruito la “sua” crisi determinando con le proprie mani il suo stesso declino economico e sociale. Oggi, la non-risposta europea dopo la Brexit (il rinvio a una conferenza stampa a ottobre una possibile mera discussione del tema senza assumere alcuna decisione) è una miopia politica che segna l’assenza di una qualunque visione strategica e che rischia di segnare il declino “politico” dell’Europa nel mondo della globalizzazione, lasciando all’Asia campo libero di dominare la geo-economia e la geopolitica del XXI secolo, con gli Stati Uniti d’America attratti da un eventuale G2 sull’asse del Pacifico, come un leprotto di notte che si fa incantare dai fari abbaglianti di un’auto, sbarra gli occhi, resta immobile e viene travolto. La terza vergogna, in ordine decrescente di gravità, è di tutti senza eccezioni perché ciò che sta succedendo in giro per il mondo riguarda tutti, in particolare però Cina, India, Russia e America Latina. La globalizzazione che sperimentiamo è sregolata e disumanizzante non per un caso, ma per scelte di crescita delle nuove realtà rampanti che non sono sempre vero sviluppo socio-esconomico e umano. Queste realtà possono anche avere (e darsi) una falsa giustificazione dovuta proprio al fatto di essere esclusi dal governo mondiale e di non riuscire con il troppo largo G20 a sostituire il troppo stretto G7. Infine, sulla base delle tre vergogne indicate, emerge la verità economica finanziaria delle guerre, del terrorismo globale e delle migrazioni bibliche che tutti conoscono, pochi ne parlano e nessuno agisce per smascherarla sul serio. In verità, ci sono Paesi, società, aziende, operatori “occidentali” e anche alleati degli “occidentali” che stanno guadagnando decine e decine, se non centinaia, di miliardi di dollari ogni giorno perché c’è la guerra, perché ci sono gli attentati e perché c’è il l’«invasione» di migranti. E questi guadagnano tre volte: quando acquistano petrolio sottobanco finanziando di fatto il Daesh, quando vendono armi agli integralisti e alle multinazionali del crimine e, in qualche caso, quando organizzano l’accoglienza e l’assistenza agli immigrati lucrando illeciti profitti sulla pelle di poveri e disperati.
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