mercoledì 5 aprile 2017
La protesta dei sindacati ha fermato i mezzi pubblici, provocando forti disagi alla città e ai cittadini. Si poteva sperimentare una forma alternativa di "sciopero virtuale"
Le code per i taxi

Le code per i taxi

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Questa volta è tutto in regola: sono stati rispettati i tempi di preavviso, previste le fasce di garanzia, la ripresa del servizio è stata rapida alla conclusione della protesta. Eppure lo sciopero dei mezzi pubblici di trasporto, ieri mattina a Milano, resta un’azione insieme incomprensibile e contraddittoria; sbagliata e controproducente.

Le motivazioni della protesta vanno ricercate nel progetto di riorganizzazione – ancora piuttosto vago, in verità – che il Comune di Milano sta perseguendo. Piano che, secondo i rappresentanti dei lavoratori, «rischia di far perdere a Milano il suo sistema di trasporti» per la scelta del Comune di avviare una gara per il servizio e di dividere i contratti del trasporto vero e proprio dai capitoli accessori come la sosta o il bike sharing. Non si ha notizia per ora né di esuberi né di tagli di linee, ma secondo i lavoratori così si «mette in discussione la qualità del servizio oggi garantito da Atm». Perciò, dicono sempre i sindacati nella lettera-volantino diffusa ieri, «scioperiamo per il futuro della città e della sua mobilità». Davvero difficile da credere quando si sceglie di fermare metrò e autobus proprio nella settimana del Salone del mobile, l’evento più importante per tutto il sistema economico della città, che fa di Milano la vetrina internazionale di un made in Italy in forte espansione. La protesta dei sindacati confederali e autonomi, invece, si è scaricata come sempre sull’utenza più debole e ha offerto agli stranieri e agli operatori economici l’ennesimo biglietto da visita di scarsa affidabilità.

Lo sciopero è certo un diritto costituzionalmente garantito, come peraltro quello alla mobilità. Ma per farsi ascoltare ci sono mille modi e i sindacati potevano ben esercitare un po’ di fantasia per trovare strade alternative al blocco del servizio. Da anni si discute di "sciopero virtuale" e questa poteva essere l’occasione per sperimentarne uno. Ad esempio, lasciando gratuito l’accesso ai mezzi per il Salone del mobile. O meglio ancora destinando a un’opera di solidarietà i soldi che si sarebbero comunque persi – da parte dell’azienda e dei lavoratori – con lo sciopero, senza però danneggiare i cittadini. Ieri sera, poi, un’intesa si è trovata in poche ore, segno che la vertenza non era così drammatica. Ma il confronto con l’amministrazione si vince sul piano delle idee e dell’innovazione, mettendo in evidenza le scelte (eventualmente) sbagliate e presentando controproposte. Puntare invece sui rapporti di forza, penalizzando i cittadini e la città, ha solo il vecchio sapore della lotta corporativa.

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