giovedì 16 maggio 2013
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O Steiner, che in un volumetto appena uscito da Garzanti (I li­bri hanno bisogno di noi) sentenzia: «Nessuno , per quanto bene informato, è in grado di preve­dere che cosa ne sarà del concetto stesso di au­tore, di testualità, di lettura personale». Giusto, com’era giusto nel 2000, quando Steiner pro­nunciò per la prima volta questo discorso all’a­pertura del Salone del Libro di Torino, che pro­prio oggi riapre i battenti al Lingotto.È la venti­seiesima edizione, probabilmente la più diffici­le, perché il gioco delle previsioni e controprevi­sioni sembra essersi irrimediabilmente logora­to. In un modo o nell’altro, tutti sono (anzi, sia­mo) stati smentiti. Chi assicurava che il libro è un prodotto anticiclico e quindi sarebbe passa­to indenne attraverso la crisi globale, ma anche chi dava per fatta la svolta dell’e-book, indican­do in essa una nuova fonte di redditività. Per quanto la carta si difenda ancora bene, un mo­dello economico alternativo tarda ad affacciar­si, senza che gli schemi precedenti risultino più affidabili. Proprio per questo, forse, quello di quest’anno si presenta come un Salone più rea­lista che visionario. Dove il realismo va applica­to anzitutto al versante digitale, che anche in I­talia, da qualche tempo, non riguarda più un fu­turo eventuale, ma un presente possibile. Qualche elemento in ordine sparso, per di­mostrarlo. A dispetto di un’incidenza anco­ra modesta rispetto al mercato – segnato, peraltro, da una mar­cata sofferenza complessiva – gli e-book non sono più considerati come un’estensione colla­terale dagli editori. Che, al contrario, iniziano a ragionare in termini di collana, di progetto, di biblioteca digitale. Il caso più interessante è quello di Bollati Boringhieri, che nelle scorse settimane ha pubblicato in formato digitale l’o­pera omnia di Sigmund Freud, giustamente considerata uno dei gioielli più preziosi del suo catalogo. Per il Salone, invece, la piccola e com­battiva Laurana torna a puntare sulla collezione «Reloaded», che garantisce nuova circolazione a testi importanti della recente narrativa italiana, altrimenti usciti dal circuito librario. L’ultimo autore riscoperto in e-book è il Roberto Alajmo di Le scarpe di Polifemo, fresco di ristampa vir­tuale, ma sono già disponibili Mozzi, Voltolini, Pallavicini e Aloja. Quanto alla romana Notte­tempo, ha voluto servirsi del digitale per raffor­zare la poesia, tradizionalmente ritenuta il ge­nere più debole dal punto di vista commerciale. A inaugurare «Poeti.com» è il bellissimo Figlio di Daniele Mencarelli che, come gli altri titoli, è acquistabile per un periodo limitato anche in cartaceo. Sì, ma per leggerli, tutti questi libri e­lettronici? Bookrepublic, vivace distributore in­dipendente, porta al Salone un buon numero di «lettori» (digitali) per permettere ai lettori (u­mani) di farsi un’idea, e in più distribuisce gli ormai tradizionali gadget per appassionati, fa i quali spicca un cuscinetto da spiaggia con tasca per e-reader.Se poi si preferisce la serietà dei convegni, ecco i momenti di riflessione propo­sti dall’Associazione italiana editori: oggi ci si interroga sul potere di persuasione di blog e tra­smissioni televisive, sabato si analizza lo stile a­dottato dagli editori nostrani nell’utilizzo di Twitter. Non in termini di prospettiva, ma di da­ti, riscontri e legami di causa-effetto. Stiamo ai fatti, per una volta. Per le previsioni, magari, ci sarà tempo più avanti. ​​
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