martedì 17 settembre 2013
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  Caro direttore,
che cosa è più importante? L’ennesima sfuriata della Santanché contro Travaglio? Il tormentone giuridico su Berlusconi e il voto sulla decadenza? Oppure il lavoro, l’Europa, le ultime (a mio parere irrituali) reprimende del commissario Rehn, il rapporto Nord-Sud e il dramma dei migranti, le prospettive per i giovani, la pace, l’ambiente? Di questi ultimi temi, dall’economia alla custodia del creato al tessuto connettivo della società, si è discusso da giovedì a domenica scorsa nella 47ª Settimana sociale dei cattolici. Vai in edicola, compri "Avvenire" e anche su tutto questo ottieni al riguardo una messe abbondante di informazioni. Altrove poco o nulla. Venerdì 13 settembre per esempio, anche solo sul sito de "La Stampa" la notizia (molto in basso, ci voleva uno scroll down piuttosto deciso) era rubricata nella sezione "Dagli esteri" e rimandava a un sito collegato... A parte che si tratta di un’iniziativa della Chiesa italiana, a parte che Papa Francesco ha dimostrato di voler riconoscere le specificità delle Chiese locali (e identifica se stesso nel Vescovo di Roma); ci rendiamo conto di quanto le informazioni che riguardano la Chiesa e i cristiani siano sorvegliate e costrette dentro argini circoscritti? Si ha paura del confronto? La rivendicazione del ruolo pubblico della religione nel dibattito civile e culturale avanzata da Benedetto XVI è quanto mai attuale. Il dialogo deve comportare da tutte le parti, anche dai laicisti, un passo in avanti. Grazie, e un cordiale saluto e augurio di buon lavoro                                                                                         Andrea GriseriTre anni fa, quando i cattolici italiani si riunirono a Reggio Calabria per la loro ultima Settimana sociale prima di questa di Torino, accadde esattamente lo stesso. Vasta disattenzione, e informazione quasi nulla, nonostante la rilevanza dell’evento. Diciamo, caro signor Griseri, che a noi di "Avvenire" potrebbe paradossalmente andare persino bene di ritrovarci a lavorare controcorrente in un quadro così scuro, anzi oscurato: abbiamo grandi spazi a disposizione, visto che siamo gli unici che percorrono e raccontano importanti eppure incredibilmente snobbati "territori" dell’Italia vera... È solo una battuta, naturalmente: che non si sappia, almeno per sommi capi, tutto quel che accade non è mai un buon servizio in una società aperta e democratica... Sinceramente, però, non sono convinto che il male di una certa informazione del nostro tempo sia davvero quello di essere, per così dire, "tirchia" nei confronti della Chiesa e dei cristiani. Penso, piuttosto, che in Italia abbiamo un’informazione intermittente rispetto ad alcuni mondi e problemi vitali della nostra società, ed è un fatto che ai cattolici e alle loro idee, alle loro proposte, alle loro battaglie civili viene effettivamente riservato uno sguardo un po’ arcigno e un po’ reticente, soprattutto quando queste vicende sono più corali che di "vertice". E il problema, forse, è tutto qui. La Chiesa è popolo che si riunisce attorno a una Parola, a segni e a figure che ne sostengono la fede, la speranza e l’impegno solidale, ma ciò che dice e offre al dialogo con tutti nasce anche e soprattutto da una realtà comunitaria, dalla concretezza di visioni, ascolti ed esperienze comuni. Ma, oggi, lo dico con tutta la possibile amarezza, che notizia è mai questa? Già, caro amico, è una notizia che manca. Ma forse è anche il "metodo" che manca all’Italia per fare della sua politica una buona politica e della sua informazione un’informazione più utile.
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