Quei giorni a Pra'd Mill di chi bussò e chiese pace
giovedì 18 agosto 2016

​Caro direttore,davvero bello il ciclo di articoli sui “Luoghi dello spirito” che il nostro “Avvenire” sta proponendo lungo questa estate 2016. La coincidenza della lettura del bellissimo articolo di Gian Mario Ricciardi sul Monastero “Dominus Tecum” di Pra’d Mill (3 agosto 2016) e il ricordo dell’esperienza che stiamo per narrare, ci dà il coraggio per tornare sulla temperie di quel tempo. Dunque nel santo Natale anno 2000 con mia moglie e mia nuora, dopo l’avvenuta, dolorosa fine del nostro primogenito (35 anni), disperati abbiamo “immaginato” di trovare rifugio nel Monastero. Dalla nostra cittadina sul mare siamo partiti con poche cose, le catene da neve (meno male!), abbiamo bussato, ci hanno accolto. Padre Cesare (che profittiamo per abbracciare, considerando questa scombiccherata lettera come un messaggio in bottiglia...) ci ha abbracciati con lo sguardo e «l’espressione di chi ha il cuore dolce e sente di essere tornato alla sorgente della vita». E poi notti con un cielo che si è impresso come fosse la nostra coltre di protezione, affanni interiori protetti dall’Alto, e tanta tanta bianchissima neve. Abbiamo notato amore per il lavoro dei volontari; pellegrini come noi che hanno bussato senza nulla... Concludo così come ha fatto Ricciardi (che abbracciamo riconoscenti): «Terra e cielo, anzi tra terra e cielo per ritrovare il sorriso, quello che viene da dentro, per sempre». E le nostre tre povere anime, da allora, lentamente hanno ritrovato le ragioni per meglio investigare l’Assoluto. Grazie, direttore, per l’ascolto di bene.

Eugenio e Simonetta Ginocchio con Alessandra, Camogli (Ge)



Un affettuoso grazie a voi, cari amici, per il bene che avete saputo trasmettere con l’intensa, generosa e bellissima testimonianza che mi avete – e ci avete – donato. Un complemento davvero speciale a uno degli straordinari reportage dai “Luoghi dello spirito” che continueranno a scandire l’estate di “Avvenire”.
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