sabato 20 febbraio 2016
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Caro direttore,venerdì sera, 12 febbraio 2016, ho potuto partecipare spiritualmente, grazie alla diretta televisiva, allo storico incontro fra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill. Appena si è aperta la porta a soffietto di una sala dell’aeroporto internazionale José Martí de La Habana, dove erano in attesa alcuni fortunati tra i maggiori rappresentanti delle due Chiese, ho sentito una grande gioia, un’emozione che provi raramente (come quando si sposa tuo figlio, oppure come quando viene beatificato un personaggio che hai conosciuto di persona). Mi è sembrato come di vedere san Pietro e san Paolo (che avevano litigato sul modo di evangelizzare le genti) riappacificarsi di fronte alla divina autorità di Cristo che li ha invitati a tornare a essere fratelli nella fede. I nostri più importanti “vescovi” hanno firmato una dichiarazione comune, annullando di fatto la divisione tra cattolici e ortodossi. A mio giudizio sarebbe bello commemorare questo evento offrendo agli ortodossi di Mosca un’ostensione della Sindone per qualche giorno: la tecnologia lo permetterebbe e la Sindone non risentirebbe alcun danno. Sarebbe un bel gesto di amicizia verso un popolo di credenti che vive molto intensamente il mistero della passione di Cristo. Sarebbe anche di buon auspicio affinché tutti i cristiani si ritrovino sulla stessa barca dalla quale Gesù annunciò la Buona Novella.Michele Salcito
Il cammino ecumenico è aperto da tempo e in modo irreversibile, e ora ha ricevuto nuovo e fortissimo impulso dall’abbraccio tra Francesco e Kirill. La strada è davvero più luminosa. E tuttavia sappiamo che sarà ancora lunga: dopo aspre separazioni, c’è bisogno di imparare di nuovo a stare insieme. Proprio per questo, caro amico, credo anch’io che questo impegno di unità nell’adesione a Cristo chiederà e offrirà a tutti noi occasioni grandi e piccole per rendere sempre più saldi fiducia e amore fraterno.Marco Tarquinio
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