L'eredità di don Lorenzo Milani e le idee sulla verità di un decalogo appassionante
sabato 8 ottobre 2022

Caro direttore,
ho letto anch’io su “Avvenire” del 22 settembre l’articolo di Laura Badaracchi sul “testamento politico di Barbiana”, che fa un endorsement all'autore Alessandro Mazzerelli del tutto inaudito, ingiustificato, inverosimile. L'editore prima di pubblicare questo libro aveva chiesto un mio parere: ho letto metà del libro, poi ho abbandonato la lettura. Troppe erano le affermazioni su don Milani in netto contrasto con il personaggio e gli insegnamenti che abbiamo conosciuto alla scuola di Barbiana di cui sono stato allievo. E ho anche scritto un libro, La Repubblica di Barbiana, sulla mia esperienza. Riprendo alcune osservazioni fatte all'editore.

1) Il libro è intriso di anticomunismo, ma don Milani non era un anticomunista si rapportava con tutti sugli aspetti positivi e negativi di ogni partito.

2) Il libro è un endorsement al Partito socialista, tanto che l'autore vanta di essere stato il tramite dell’adesione a quel partito di alcuni ragazzi di Barbiana. Anche questo è inverosimile don Milani era rispettoso delle nostre sensibilità e considerava il sindacato e i partiti strumenti per raggiungere un fine. Evidenziava che non è sufficiente guardare «l'etichetta» di un partito ma occorre vedere coerenza e testimonianza con cui vengono realizzati gli obiettivi (e già a quel tempo Il Partito socialista era chiacchierato). Inoltre almeno tre dei ragazzi, con cui ho parlato, coinvolti nel libro, dichiarano che la loro firma sul modulo di richiesta di adesione al Partito socialista è falsa.

3) L'autore afferma che don Milani avrebbe lasciato la scuola per appartarsi con lui. È una ricostruzione inverosimile, mai è successo anche con persone importanti.

4) L'autore parla di un decalogo, don Milani non dava decaloghi nemmeno per le cose religiose, figuriamoci per la politica. Il suo “motto” era sempre . Ho assistito a Vicchio il 3 settembre di questo 2022 a un dibattito in cui l'autore ha presentato il suo libro. Se prima avevo qualche serio dubbio sulla veridicità del libro, dopo il dibattito ne sono uscito ancora più convinto che ciò che descrive come “confessioni” di don Milani altro non siano che sue proprie idee o millanterie.

A Vicchio vi è stato un confronto duro, con uno dei ragazzi di Barbiana che ha contestato come falsa la propria firma pubblicata nel libro. Un altro ragazzo la cui firma figura nel libro, mi ha raccontato che il suo cognome ha una doppia consonante, mentre nella firma riportata vi è una sola consonante. Inoltre, molte proposte che l’autore attribuisce alle “confessioni” erano già oggetto di dibattito nel mondo del sociale. Infine, viene da chiedersi perché l’autore abbia aspettato 55 anni per raccontare queste “verità rivelate”... Il testamento politico di don Milani ha ben altri contenuti e insegnamenti, dispiace che “Avvenire” e Lef abbiano avvallato queste inverosimili confessioni.

Paolo Landi allievo di Barbiana

Caro direttore,
vengo chiamato in causa come editore del libro Il Sogno di don Milani di Alessandro Mazzerelli, e debbo replicare. Prima con i fatti.

1) Il 31 luglio 1966, domenica, don Milani in una lettera a Francuccio scrive: «È venuto un giovane del Psi (Mazzarella) a farci propaganda per un movimento entro il Psi (Forza del Popolo) contro gli intellettuali. C’è piaciuto abbastanza e forse si iscrivono tutti i nostri».

2) Una ricevuta delle domande di iscrizione firmata da Michele Gesualdi in data 31 Luglio 1966.

3) Una busta con bollo postale del 1966 che inviava domande compilate; una lettera autografa di Giancarlo Carotti del 14 febbraio 1967 con domande d’iscrizione alla Forza del Popolo inviate in busta con bollo postale del febbraio 1967.

4) Una cartolina da Barbiana a Mazzerelli del 18 Maggio 1967 annuncia l’ultimazione di Lettera a una Professoressa. Per verificare le firme basta una perizia calligrafica e se qualche firma non corrisponde, la responsabilità non è dell’autore del libro ma di Barbiana.

Ed eccomi alle opinioni. L’anticomunismo dell’autore del libro è datato, quindi non gli ho dato importanza. Don Milani mi colpì moltissimo perché il suo “classismo” non era marxista, ma quasi monastico e, quindi, molto più di rottura col materialismo della società dei consumi. Paolo Landi aggiunge altre imprecisioni: il libro non contiene uno schieramento per il Partito socialista, ma per un piccolo movimento di giovani, in maggioranza socialisti, ma anche cattolici della Cisl e repubblicani, «alternativo agli intellettuali». Quanto all’appartarsi dalla scuola con qualcuno, a volte è successo: c’è una foto di don Milani che passeggia mi sembra con Capitini. Nel libro è esposta l’idea dei “Ventimila San Marini”, e in essa non c’è traccia di richiamo a paradisi fiscali, bensì alla piccolezza dello Stato, che fa eco al titolo del libro di Landi, La repubblica di Barbiana, espressione usata da don Lorenzo. È un’idea perfettamente coerente col disegno di fare dei cittadini sovrani e anche di migliorare la società “lievitandola” da Barbiana. Processo che è ancora in corso. Durante una visita lassù, La Pira parlò di un’avvenire di pace con Krusciov che arrivava, seguito dal popolo russo, a incontrare Kennedy, seguito dal popolo americano, e don Milani si alzò, serio, affermando pressappoco: e anch’io, seguito dal popolo di Barbiana… Infatti ogni grande popolo si deve fondare su piccoli popoli sovrani. Don Milani ha dettato dieci punti. L’autore ha i resoconti stenografici originali, ma si può sempre dire che sono manipolati. L’unica verifica è leggerli e immaginare se, applicati tutti insieme, possano aiutare la nostra democrazia. Ho l’impressione, infine, che una frase «le cariche di esplosivo che ci ho ammonticchiato in questi 5 anni non smetteranno di scoppiettare per almeno 50 anni sotto il sedere dei miei vincitori» vada ben oltre i 50 anni e non solo per i “vincitori” su don Milani, ma – con tutti gli scritti che ha lasciato e coi ricordi, a volte solo di poche ore, di chi l’ha conosciuto – valga per tutti, suoi ex ragazzi compresi, che non lo rispecchiano se si fanno piramide al vertice della quale ci sono i pochi che hanno il 100% di credibilità, col potere di fare anatemi, e poi a scendere gli altri con l’80%, il 50% fino allo zero. Chiunque abbia fatti o dichiarazioni da ricordare, indipendentemente dai peccati che ha fatto nella vita, può essere prezioso.

Giannozzo Pucci Libreria Editrice Fiorentina


Trovo interessante, e anche istruttivo, questo dibattito tra un editore di serissima storia e prezioso catalogo, la Lef, e un allievo della scuola di Barbiana che il suo bel libro su quell’esperienza lo pubblicò proprio con la Lef. Per questo lo ospito. Abbiamo recensito volentieri il libro di Alessandro Mazzerelli grazie a Laura Badaracchi, e non per fare un qualche endorsement, ma per fare semplicemente il nostro mestiere con libertà e responsabilità. Mi auguro che l’eredità di don Lorenzo Milani, produca frutti di consapevolezza umana e cristiana, di giustizia e di pace.

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