Le famiglie d'Italia meritano questa carezza
sabato 2 maggio 2020

Tutti sui balconi domenica pomeriggio, 3 maggio, alle 18. Non occorrono cori, tamburi, pentole. Basta un applauso, un gesto, un sorriso. Anche solo un pensiero. Non c’è una particolare categoria di persone da ringraziare. Ci stiamo dentro tutti. In questi mesi strani e terribili più volte, giustamente, ci siamo ricordati di coloro che sono stati in prima linea nell’emergenza. Abbiamo applaudito e cantato, in modo più o meno palese, più o meno rumoroso, per medici, infermieri, personale sanitario, farmacisti, sacerdoti, forze dell’ordine, cassiere e cassieri, addetti alle pulizie e alle consegne e tanti altri ancora.

Grazie, senza di voi, senza tutti coloro che hanno deciso di non mollare, di stringere i denti e di andare comunque avanti, questo Paese non ce l’avrebbe fatta. Ma oggi, con all’iniziativa decisa dal Forum delle associazioni familiari – "Grazie famiglie" – possiamo e vogliamo ricordare un altro aspetto di questa pagina di storia di cui tutti siamo protagonisti e vittime. Tutti coloro che abbiamo citato sono anche genitori, figli, nipoti. Dietro di loro c’è sempre una famiglia, spesso una madre, un padre che in questi mesi hanno atteso, sofferto e gioito, proprio come gli altri milioni di madri e di padri, di figli e di nipoti, di zii e di nonni che hanno accettato la lunga quarantena con tutte le sue conseguenze, nella consapevolezza dai piccoli o grandi sacrifici di ciascuno sarebbe dipesa – e dipenderà ancora – la tenuta della società intera.

Ecco, domenica pomeriggio possiamo ricordarci di tutte queste persone, di tutti noi insomma. Non abbiamo nulla di particolare da festeggiare e non vogliamo illuderci che da domani, con la prima, parziale riapertura, ci lasceremo tutto alle spalle. Ma alle associazioni del Forum che rappresentano quasi cinque milioni di famiglie – un quinto più o meno del totale dei nuclei familiari del nostro Paese – è parso giusto un gesto pubblico di ricordo e di testimonianza. Non vogliamo dimenticare che la fatica è stata tanta, per tutti. Ma per qualcuno pesantissima, straziante.

A cominciare da quanti in questi mesi hanno perso una persona cara. Oppure per chi ha visto abbattersi le conseguenze del coronavirus su condizioni già disastrate. Genitori a cui sono state precluse per settimane le terapie a un figlio segnato da una grave disabilità. Madri o padri separati che dalla fine di febbraio non riescono più a vedere i propri bambini ospitati e "blindati" nelle comunità. Figli costretti a vivere l’esplosione di tensioni domestiche acuite – e spesso rese irreversibili – dalla forzata convivenza, magari in case inadeguate. Anziani confinati nelle proprie abitazioni, costretti ad attendere il sostegno di vicini e volontari, macinati dalle raffiche di terrorismo psicologico sparate da certi media e certi presunti esperti.

Ecco, l’applauso composto di oggi pomeriggio sarà innanzi tutto per queste famiglie già fragili a cui l’emergenza Covid-19 ha aggiunto dosi di sofferenza e di privazioni. Ma un pensiero di gratitudine e di incoraggiamento dovremo anche scambiarcelo reciprocamente tutti noi, famiglie ordinarie, che, bene o male, siamo riusciti a stringerci un po’, a trasformare i nostri appartamenti in scuole, uffici, infermerie, asili nido, palestre, ristoranti.

Anche in spazi per la preghiera, in confessionali laici per accogliere vicendevolmente i nostri momenti di sfogo, per stemperare le tensioni, per darci coraggio, per asciugarci le lacrime. Perché tutti, anche solo per un istante, siamo stati colti dallo sconforto e dalla paura di non farcela. E invece, grazie soprattutto a chi ci sta accanto, siamo ancora qui. Sì, ci vuole un applauso, un breve saluto dal balcone che diventi carezza e sollievo. Per ricordare e per ricominciare.

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