sabato 6 agosto 2016
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​Caro direttore,sono uno dei tanti orfani che ha vissuto e sofferto le atrocità delle guerre (papà era del 1896). Secondo me ci sono segnali negativi generali che non fanno ben sperare per il futuro. Il narcisismo che chiude il cuore e la mente alla verità proponendo la menzogna, l’oscurantismo, la dittatura di un assoluto relativismo, l’imposizione di un pensiero unico, un ateismo libertino che spinge tanti alla ricerca del solo godimento, l’egoismo di massa... Le due Camere del nostro Parlamento, luoghi della rappresentanza della nostra comunità nazionale, mostrano un elevato livello di litigiosità, molte volte insopportabile e indegna di un popolo civile. Tutto questo mi sembra pura follia: è così che si uccide la vera libertà. Mi pare che ci siamo inoltrati nel "vecchio". Sono così preoccupato da ritenere che "la Libertà vera", sia seriamente in pericolo: siamo ubriacati dall’ambrosia della libertà effimera, capace solo di creare schiavi, mostri, bestie, macchine e un numero imprecisato di sottocategorie di cittadini. Capace solo di produrre invidia e violenza. Mi sembra, insomma, che stiamo andando dove nessun italiano vorrebbe andare. Per l’esperienza ereditata e quella vissuta vorrei ricordare a tutti coloro che non intendono dimenticare, e in particolare ai giovani desiderosi di sapere, che la strada percorsa dai nostri cari per la conquista della Libertà è stata lunga e difficile, ma è facile perdere tutto. Ho scritto Libertà con la maiuscola perché la Libertà costruttiva, presupposto della democrazia, del vero progresso, cioè di uno sviluppo umano, equo e solidale, è solo quella che affonda le radici nella Verità. Ma poiché questa libertà disturba molti, ecco che ci saranno sempre forze che tenteranno di combatterla. Se un insegnamento dovesse rimanere impresso , nel cuore e nella mente, vorrei che fosse questo: «Libertà per la Verità, con la Verità, nella Verità».

Giovanni Gandelli, nonno
Milano
 
Mi piace, caro nonno Giovanni, questo suo appassionato appello. E sono certo che la «preoccupazione» che lei esprime non è fine a se stessa, ma è soprattutto il motore di una coinvolgente testimonianza da costruttore (e ricostruttore) a beneficio di figli, nipoti, amici. Siamo tra questi ultimi, grati per l’acuta e pacata saggezza con cui ci ricorda che non saremo mai davvero liberi se non coltiviamo la memoria, teniamo care le radici e alimentiamo la fame di una verità che scomoda, incammina, e dà cuore al tempo che viviamo e che prepariamo.
 
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