mercoledì 11 maggio 2016
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C’è più odio oggi nel mondo? Ci siamo in un certo senso 'incattiviti? Forse no, soprattutto se pensiamo alla storia europea nelle guerre mondiali o a quanta violenza si è sempre respirata tra esseri umani che, pure, sono destinati a vivere insieme. Ma, anche senza pensare ai conflitti in corso nel mondo, l’odio è ancora troppo diffuso nelle pieghe delle società 'pacifiche': non dobbiamo assuefarci a una continua crescita della violenza verbale, del disprezzo verso le minoranze, della volgarità online. Le parole uccidono, anche se non fisicamente, la dignità e il rispetto della persona; l’odio al tempo di Internet spesso non viene percepito come grave, ma si banalizza e si giustifica.
 
 
 
La Camera dei deputati, su iniziativa della presidente Laura Boldrini, ha creato una Commissione contro l’intolleranza, il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di odio che unisce parlamentari, associazioni ed esperti, su impulso del Consiglio d’Europa, e ieri si è svolta la prima riunione. La battaglia 'No Hate' si diffonde così in Europa, e l’Italia è il primo Paese a creare un organismo specifico per l’alleanza contro i razzismi. Il plurale del termine non sorprenda. Tante sono le forme dell’ostilità verso l’altro, che prima veniva definito per una presunta 'razza', parola che non ha evidenza scientifica. Dopo la Shoah e la distruzione degli ebrei d’Europa abbiamo eretto in un certo senso una diga contro il razzismo, consapevoli degli esiti terribili a cui può portare. Ma il pregiudizio, sconfitto razionalmente, è riemerso, come scriveva Gordon Allport, nelle emozioni della gente.
 
 
 
Ci si oppone anche se non sempre per il colore diverso della pelle, per le differenti tradizioni culturali, per concorrenza economica, per paura di essere invasi. Ecco allora tante forme di ostilità viscerali, ma che sembrano innocue e vengono giustificate, ecco un linguaggio offensivo, la diffamazione dei rom, l’attacco ai credenti, gli antichi e perduranti luoghi comuni contro gli ebrei. La novità viene dal contrastare insieme tutte queste forme di intolleranza, nella convinzione che ogni gruppo, specie se bersaglio, ha bisogno dell’altro. Certo, l’antisemitismo è diverso dall’antigitanismo o dall’islamofobia o dalla cristianofobia. Eppure, sarebbe inutile una concorrenza tra minoranze e religioni, tra i singoli o tra i gruppi oggetto di odio, che devono invece allearsi. Il contesto socio-economico cambia le condizioni e le espressioni dell’odio, ma le strategie per combatterlo possono essere sviluppare a partire da una nuova visione.
 
 
 
L’'hate speech' sul web assume caratteristiche specifiche, e c’è da sostenere chi, nei blog o nei social, crea gli anticorpi del dialogo, della riflessione, del rispetto. Per fare tutto questo una Commissione (composta da un parlamentare per gruppo politico: Paola Binetti, Giuseppe Brescia, Elena Centemero, Stefano Dambruoso, Florian Kronbichler, Giovanna Petrenga, Pino Pisicchio, Barbara Pollastrini, Barbara Saltamartini e la scrivente; organizzazioni: Amnesty, Arci, 21 luglio, Lunaria, Carta di Roma, Consiglio d’Europa, Cospe, Human Rights Watch, Istat, Acnur e Fidr; e da esperti: Tullio De Mauro, Ilvo Diamanti e Chiara Saraceno) può essere poco. Ma anche molto, se lavorerà per analizzare l’odio del XXI secolo, e per capire come combatterlo nelle scuole, negli stadi, nelle strade o sul web. 
 
*Deputata Democrazia solidale e Presidente dell’Alleanza contro l’intolleranza e il razzismo del Consiglio d’Europa
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