Sì, ha ragione Avati, l’amore che dura per sempre è la nuova trasgressione
domenica 2 febbraio 2025

Cosa dire, dopo aver letto la bella intervista di Pupi Avati su Avvenire, e la toccante confessione pubblicata qualche giorno fa dal Foglio, in cui parla del suo matrimonio ormai arrivato alle nozze di diamante e dichiara di essersi rinnamorato della moglie? Leggere Avati è stato non solo un momento di emozione e commozione, ma soprattutto di riconoscenza. C’è qualcuno, ancora, che sa raccontare quei sentimenti segreti e profondi che nascono in un rapporto così stretto e lungo, non necessariamente facile, ma denso di vita e di verità.

La famiglia, secondo la nostra Costituzione è «la società naturale fondata sul matrimonio». Ma anche, e forse soprattutto, chi giudica la nostra costituzione «la più bella del mondo», su questa definizione sorvola, cercando di ignorare quell’aggettivo imbarazzante, “naturale” che richiama a qualcosa di non modificabile. E al matrimonio, chi ci crede più? I matrimoni infatti sono in disastroso calo, e questo, secondo gli esperti, è anche una delle cause del crollo della natalità, perché all’interno del legame coniugale è più facile che si scelga di fare figli. La diminuzione dei matrimoni (e di quello religioso in particolare) è un fenomeno tipico del nostro tempo, legato alla precarietà di tutti i rapporti, al mito di un’assoluta libertà individuale, alla voglia di fare nuove esperienze, cercare nuove emozioni, più fresche, più gratificanti, adeguandosi ai cambiamenti sempre più veloci che il tempo imprime nella nostra vita e nelle abitudini quotidiane. Oggi si vive più a lungo, le sollecitazioni sono pressanti e stimolanti, la necessità di realizzare se stessi, di inseguire quello che forse ci può rendere felici qui e ora, è qualcosa che ci viene proposto da ogni parte.

Eppure, in questo mondo così ricco di opportunità, la malattia che dilaga è la solitudine, e ci sono ormai studi dell’Oms, proposte politiche sempre più creative, ministeri dedicati, perché l’impoverimento della famiglia, la riduzione della rete parentale in tutto il mondo, ci fa fare esperienza di solitudine non soltanto da anziani, ma anche da giovani, anche quando siamo in perfetta forma e al nostro meglio. E mentre i governi si scervellano per trovare soluzioni per promuovere forme di socializzazione e solidarietà, si dimentica che ce ne è una molto semplice, ma che continua a funzionare per chi sceglie di impegnare una volta per tutte i propri sentimenti.

È la famiglia, che resta, come scriveva Christopher Lasch, un «rifugio in un mondo senza cuore», un luogo imperfetto ma necessario, tessuto di legami inscindibili. È quell’inconfessabile desiderio del “per sempre” che nonostante tutto ci ostiniamo a inseguire. A 86 anni mi sono rinnamorato di mia moglie, scrive Avati, ma in realtà il suo è un amore mai perduto, mai cancellato. È un sentimento più profondo di un sentimento, un desiderio più struggente del desiderio, una conoscenza dell’altro che è anche riconoscenza. Il per sempre del rapporto amoroso è ormai la vera trasgressione, e forse la vera perversione in un mondo che spinge verso la precarietà delle relazioni e il consumo. Anch’io sono alla soglia di cinquant’anni di matrimonio, e ringrazio di aver tenuto fede a quel patto, a un per sempre che è limitato come tutte le cose umane, ma che resta nel cuore come una tensione segreta che ci occupa e ci trascende.

Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità

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