venerdì 18 dicembre 2009
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Il tasso di occupazione in Italia è diminuito per il quinto trimestre consecutivo, diminuisce il numero il numero di lavoratori indipendenti, aumenta il numero di inattivi scoraggiati e aumenta il tasso di disoccupazione: alla debole crescita del Pil non si accompagna un incremento dell’occupazione, mentre la crescente incertezza occupazionale rende molto più caute le decisioni familiari. La domanda che ci si pone è: se e quando i livelli occupazionali riprenderanno a crescere.L’indicatore più utile per una previsione è la percentuale di capacità produttiva utilizzata: se un’impresa può produrre 100 in condizioni normali e sta attualmente producendo 60, prima che abbia bisogno di ulteriori lavoratori le sue vendite dovranno aumentare almeno a 90, di modo che un’impresa ottimista anticipi l’ulteriore sviluppo e cominci a fare nuovi investimenti accompagnati da ulteriori assunzioni. Nell’industria manifatturiera il tasso di utilizzazione degli impianti dichiarato dalle imprese nel quarto trimestre 2009 è del 65,6%, in lieve aumento rispetto al 64,6% del precedente trimestre, ma ancora lontano dal 75,2% del quarto trimestre 2008, dopo del quale l’occupazione ha iniziato a cedere, e ancora di più rispetto al picco più recente del 78,9% nel secondo trimestre 2008. Il lieve incremento di capacità produttiva utilizzata in Italia si accompagna ad un analogo aumento, ma su livelli maggiori, in Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania, pari per questi ultimi due Paesi al 72,1%. Nel caso italiano ci dobbiamo perciò domandare se e in quanto tempo la domanda interna ed estera delle famiglie porterà la capacità produttiva a superare almeno il 75,2%. Se dovesse continuare al ritmo attuale potrebbe essere necessario almeno un anno e forse più. I tempi potrebbero accorciarsi nel caso in cui si registri un aumento rapido e consistente delle esportazioni verso i grandi Paesi emergenti o gli Stati Uniti, in modo diretto o indiretto, tramite l’impulso proveniente da Germania e Francia.Non vi sono tuttavia ancora segnali robusti che ciò stia avvenendo e l’aumento del clima di fiducia dei mesi passati ha segnalato più la volontà di una ripresa che una sua realtà. Questo è il motivo per cui il governo tedesco ha varato una manovra di 24 miliardi di euro, di cui una gran parte come sostegno al reddito delle famiglie con figli, mentre la Francia ha cercato di contenere il disavanzo della sicurezza sociale, fisiologicamente creato dalla situazione di crisi economica. Nel caso italiano la manovra finanziaria – di 9 miliardi – non è riuscita ad individuare i modi per sostenere la domanda interna, se non con il sostegno, pur necessario, della Cassa integrazione. La questione centrale su cui riflettere è che questa crisi sta trasformando in tempi molto rapidi la geografia economica del mondo e in questo quadro l’Italia deve anch’essa trovare la forza per cambiare.Da questo punto di vista è passata quasi sotto silenzio una recente analisi del ministro dell’economia Tremonti, che si è cimentato nello sforzo di immaginare lo schema di una plausibile, ma radicale, riforma del sistema fiscale. Ad alcuni temi già formulati in passato, come l’opportunità di tassare più le cose che le persone, si aggiungono proposte "creative" che vanno nella direzione di premiare e incentivare attività e beni "meritori", che migliorano il tenore di vita, e punire quelli che non lo sono. Ricominciamo da qui, ma facciamolo presto.
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