domenica 27 marzo 2016
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Viviamo giorni in cui è molto facile cedere alla tentazione figlia delle logiche del sospetto, del terrore e della guerra di guardare 'l’altro' come una minaccia alla nostra persona e alla società. Preferiremmo, in fondo, fare a meno dell’altro, cullandoci nell’illusione di poter vivere in una dimora sicura, ben cintata. E invece la realtà si incarica di scuoterci da questa illusione, e di farci capire che l’alterità è parte ineliminabile di noi, con la quale non possiamo evitare di misurarci. Fino a scoprire che l’altro è un bene. Lo ha scoperto Mahmoud, un giovane arrivato dalla Costa d’Avorio, orfano di madre e di padre, scappato in Libia per fuggire a un regolamento di conti tra etnie e poi approdato in Italia con uno dei tanti viaggi che sfidano il Mediterraneo. Nonostante i suoi 19 anni, ha trovato una volontaria di una parrocchia ligure che è riuscita a iscriverlo a una scuola professionale, dove ha terminato il primo anno con la media dell’otto: il migliore della classe. «Per il suo compleanno – racconta la donna che lo ha aiutato – gli ho mandato un sms di auguri e lui ha risposto che era commosso di avere intorno persone che si ricordano di lui e gli vogliono bene. Qui ho trovato la mia nuova famiglia, ha detto». Per gratitudine verso i volontari della parrocchia ha chiesto, lui musulmano, di portare il baldacchino con la statua della Madonna alla processione del paese, per lo stesso motivo in novembre ha partecipato alla Colletta del Banco Alimentare portandosi dietro altri suoi connazionali. Nella stessa scuola frequentata da Mahmoud il 40% degli studenti è musulmano, l’ora di religione è frequentata dal 90% dei giovani. Il 'segreto' è un insegnante di religione che ha dimostrato una grande capacità di accoglienza e di comunicazione della sua fede cristiana. Tutti i ragazzi musulmani hanno chiesto di frequentare le sue lezioni perché vogliono 'stare' con lui. Due piccoli grandi fatti che esprimono quanto può essere potente una testimonianza, qual è il fascino di una Bellezza disarmata e insieme attraente: l’antidoto più forte al vuoto esistenziale che in molti casi diventa l’anticamera dell’isolamento, dell’estraniazione da una realtà avvertita come qualcosa di ostile, e talvolta della fuga verso i lidi di un nichilismo capace di generare mostri, fino a trasformare giovani vite svuotate di senso in automi insensibili votati alla distruzione degli altri e di sé. In questi giorni abitati dallo smarrimento, si sente ripetere che c’è bisogno di più controlli, che bisogna essere disponibili a rinunciare a una parte della propria libertà in cambio di maggiore sicurezza, che serve più collaborazione tra le intelligence dei vari Paesi. Vero, ma dobbiamo continuare a dirci l’intera verità: tutto questo non basterà. Ci vogliono luoghi dove s’impara e sperimenta, grazie a una dedizione educativa forte, l’efficacia di un alfabeto comune umano e civile. E, insieme, ci vuole Qualcosa e Qualcuno che sappia colmarlo, quel vuoto che divora i cuori e le menti. Che sappia sanare la fragilità dei tempi in cui viviamo, dalla quale nessuno può presumere di essere completamente vaccinato. I giorni della Pasqua che stiamo vivendo ci ricordano che è stato un abbraccio di Misericordia a salvare l’uomo dallo smarrimento e dalla disperazione. Lo stesso abbraccio che ha raggiunto Mahmoud e tanti come lui - stranieri e italiani, non c’è differenza - grazie a un incontro inatteso e rigenerante con dei testimoni della Misericordia. Un incontro dove si è reso evidente che c’è un destino buono che si manifesta per strade impreviste, e ci fa sperimentare che prima della diversità c’è un’essenziale comunanza: siamo tutti fatti per il bene. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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