martedì 16 aprile 2013
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È una sfida, certo, ma avvincente. Web e carta stampata, l’un contro l’altro armati. A prima vista sembrerebbe così, una lotta, basata tutta sulla rapidità, per conquistare i lettori, per raccontare i fatti nelle poche righe di un lancio di agenzia o nei 140 caratteri di un tweet. Con i giornali cartacei apparentemente destinati al declino, viste le tendenze in atto nell’era di Internet, dei tablet e degli smartphone. Di questo dualismo si è discusso nella tre giorni che si è chiusa ieri a Chioggia, in occasione dei cento anni del periodico diocesano locale Nuova Scintilla, nell’annuale convegno promosso dalla Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici. Il dibattito, per nulla esaurito, ha messo in mostra le potenzialità che dalla Rete possono emergere.Prima di tutto gli stimoli. Bisogna consumare le scarpe. Più i pc tengono incollati i giornalisti al video e più occorre essere originali. Le notizie ci piovono addosso, ci invadono, ci anticipano, ci spiazzano. Le fonti sono diventate numerose, spesso anche troppe. Il rischio-amplificazione è enorme e porta con sé il pericolo di una distorsione della realtà. Ciò che appare, appare sempre di più, mentre esiste, opera, si agita, vive e spera anche un’altra parte di mondo che di frequente non viene raccontata.On line è facile perdersi e naufragare. Non esistono gerarchie, manca l’autorevolezza che il lettore cerca sempre, ma che non trova più in un mare indistinto di notizie che si accavallano a getto continuo. Ad oggi, è ancora il giornale cartaceo che dà valore ai siti. Sembra una contraddizione in termini, ma è ciò che accade a chi si avventura sul web. Il navigatore cerca approdi sicuri a cui affidare la sua buona fede perché sa che la rapidità dell’informazione sovente va a scapito della verifica e della completezza. La Rete ci tiene desti, ci inquieta, ci fa dormire sonni agitati, ci stimola nel nostro lavoro quotidiano. Davanti a questi nuovi scenari, è chiesto un supplemento di impegno che faccia ricorso a tutta la fantasia possibile. Ancora una volta di più, come è nella tradizione del giornalismo di matrice cattolica, occorre stare in mezzo alla gente per raccogliere quelle storie di "eroicità" quotidiana che costituiscono il nucleo di notizie straordinarie. La Rete domanda di essere veloci e brevi. Il giornale richiede ragionamento e pacatezza. Ancora una volta sembrano due mondi inconciliabili, invece la scommessa sta nella loro alleanza. L’approccio da parte del lettore è diverso, senz’altro, ma non muta né col tempo né con le nuove tecnologie il senso del nostro fare informazione. Occorre sondare cuori e scrutare occhi per narrare le sconfitte e i successi di un Paese che stenta, ma non smette di sperare. Questo può costituire l’antidoto allo strapotere della Rete. Giornali e Internet, e ogni altro mass media, insieme nel raccontare la verità, la bellezza e la bontà, come ha chiesto papa Francesco nel suo primo incontro con i giornalisti. Un nuovo media non ha mai scacciato il precedente. Lo ha messo in crisi all’inizio, ma poi lo ha valorizzato. Succederà anche questa volta. Come ogni luogo, anche il web va abitato, consapevoli che si è «nel mondo, ma non del mondo». In ogni contesto, vecchio e nuovo, l’attenzione alle persone deve essere il primo obiettivo di un’informazione seria e meditata, non ammalata di rapidità e protagonismo.La Chiesa da duemila anni ha una parola e una proposta per l’uomo contemporaneo. Muterà la forma e si utilizzeranno strumenti diversi per tradurlo in pratica, ma la sostanza del messaggio da portare agli estremi confini dell’universo (digitale) non cambia. Su carta, on line o nell’etere è sempre la gioia di un incontro che dà senso e sapore all’esistenza umana.
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