Il Mediterraneo tra nodi ed energie da usare bene
mercoledì 9 dicembre 2020

Caro direttore,
ancora una volta Med-Dialogue si è confermato il principale strumento di soft power del nostro Paese e l’evento-chiave per la riflessione sul futuro del Mediterraneo allargato. E ancora una volta, la sesta della serie, Roma è stata lo snodo prioritario della riflessione su un’area che si colloca all’intersezione tra tre continenti e dalla cui stabilità e prosperità dipende la nostra stabilità e prosperità. Le condizioni dettate dal Covid ci hanno obbligato quest’anno a utilizzare il formato virtuale. Nonostante ciò, dal 25 novembre al 4 dicembre abbiamo avuto circa 50 eventi, con 235 panelist, 40mila partecipanti dal vivo e, solo fino a oggi, quasi 4milioni visualizzazioni.

Con pochissime eccezioni i capi delle principali organizzazioni internazionali e quasi tutti i ministri degli Esteri del Mediterraneo e Medio Oriente, oltre a quelli dei principali Paesi Ue, hanno potuto proporre la loro visione sui problemi dell’area e confrontarsi. La comunità di Med raccoglie ormai migliaia di politici, economi-sti, leader religiosi, imprenditori, esperti, giornalisti, rappresentanti della società civile. La cifra dell’evento è stata - e non poteva essere altrimenti - l’impatto della crisi pandemica che ha obbligato tutti noi a ripensare alcuni paradigmi fondamentali della nostra azione anche in politica estera.

E così abbiamo voluto ripensare i 4 pilastri di Med: sicurezza, prosperità, migrazioni, cultura e società civile nella prospettiva propositiva di un’Agenda per il futuro. Nei miei interventi, in particolare sui temi di sicurezza e nei Forum dedicati alle donne e ai giovani mi sono confrontata con le crisi e le tensioni nell’area, vecchie, nuove, in divenire.

Dalla Libia, la cui stabilizzazione è un presupposto per la stabilizzazione dell’intera area, e per la quale l’unica strada possibile resta quella della soluzione politica in sintonia con le Nazioni Unite e col processo di Berlino, lanciato proprio grazie al forte impulso e sostegno dell’Italia. Alla Siria, una catastrofe umanitaria ormai decennale, terreno di scontro tra le potenze regionali; un Paese e un popolo martoriati ai quali abbiamo voluto dedicare la testimonianza di Aeham Ahmad, il pianista di Yarmook. Dal Libano nel quale, grazie anche alla missione Unifil, l’Italia sta svolgendo un ruolo fondamentale in un difficile e complesso processo di stabilizzazione.

Al rilancio del processo di pace in Medio Oriente in cui, dopo gli Accordi di Abramo che hanno portato delle novità positive, resta necessario un negoziato diretto tra israeliani e palestinesi che conduca all’unica soluzione veramente sostenibile, quella basata sui due Stati. Infine all’Iran in cui le prime aperture del presidente eletto Biden sul Jcpoa sono state discusse quasi in diretta con il ministro degli Esteri Zarif. E molto altro, impossibile da sintetizzare. Nelle sue conclusioni il ministro Di Maio ha citato una frase bellissima di Fatima Mernissi, la grande scrittrice marocchina. Zaman, il tempo, è come la ferita degli arabi: un mondo sospeso tra taqlid (tradizione) e modernità. Ma è un po’ la condizione che stiamo vivendo tutti noi da una sponda all’altra del Mediterraneo in questo periodo così difficile.

Passato, presente e, finalmente, futuro sono la chiave di lettura di questo Med. Il passato, fondamentale per capire le dinamiche in corso, conflitti e tensioni le cui origini sono anche lontanissime nella storia. Il presente, segnato dalla pandemia che ha reso fragile il mondo e, in particolare, un’area segnata da oltre un ventennio di instabilità, nella quale le faglie esistenti si stanno allargando. Infine il futuro e, aggiungo, la speranza che ho trovato con grande piacere nei Forum dedicati alle donne e ai giovani, in cui abbiamo discusso dell’impegno positivo e propositivo con cui donne e giovani stanno dando un contributo decisivo per superare la tragedia e costruire un futuro migliore. E in cui sono emerse testimonianze e progetti, e un’enorme energia che sta anche all’Italia e all’Europa incanalare verso un futuro di sicurezza e prosperità condivise.

viceministra agli Esteri

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