martedì 19 luglio 2016
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Le unioni nuziali sono «in crisi», eppure desiderate Imercati, ci ripetiamo istericamente, hanno bisogno di certezze, non vanno 'inquietati' (un po’ come quelli squilibrati che è meglio assecondare). E per dargli queste certezze noi esseri umani siamo costretti alla liquidità e all’iperflessibilità efficiente. Ma noi di cosa avremmo bisogno, cosa desideriamo? Il rapporto Toniolo ci dice che l’80% di un campione di più di 9.800 giovani intervistati tra i 18 e i 33 anni desidera una famiglia con almeno due figli. Se accostiamo questo dato alla recente 'provocazione' del Censis che osserva, estrapolando l’attuale tendenza al declino dei matrimoni religiosi, che nel 2031 nessuno si sposerà più, scopriamo che la società in cui viviamo è drammaticamente incapace di soddisfare una dimensione fondamentale del ben-vivere umano (catturata da uno dei domini del Bes) quella delle relazioni interpersonali.

 

Possiamo disquisire sul fatto che ci sono tanti modelli di famiglia e di unioni, ma anche i trend degli altri modelli sono affetti dallo stesso virus, indicano cioè riduzione dei flussi e declino della stabilità dei rapporti. E anche chi vive la propria vita relazionale in altri modelli di famiglia e unione ha la stessa aspirazione di fondo di ciascun essere umano. Quello che la propria relazione duri per sempre (non ha caso vuole anche lui sposarsi). Deponiamo dunque per un attimo bandiere e appartenenze e proviamo laicamente ad affrontare il problema. Addentrandosi nella questione con molta prudenza, umiltà e generalità, senza cadere in giudizi e moralismi di confronti interpersonali perché, come è proprio di ciascuna relazione, fallimenti/successi vanno equamente divisi tra propri meriti e quelli del partner. Il virus delle relazioni ha caratteristiche molto semplici. Nella nostra cultura il bene relazionale è assimilato ai beni di consumo mentre si tratta in realtà di un tipico bene d’investimento.

 

Ovvero di qualcosa che non ci rende più felici se usiamo le relazioni affettive come album di figurine, rottamiamo le vecchie per sostituirle con le nuove. La relazione affettiva in fondo è una cosa molto semplice, è come un orto. Se ci metti un po’ di lavoro e passione ogni giorno non senti la fatica e ti godi un’opera bellissima che produce sempre nuovi frutti. Chi cerca fumettoni irrealistici si consoli con le pagine dei magazine del gossip.

 

Ma sappia che dietro quell’impalcatura mediatica c’è il nulla. Sono sempre di più quelli che, traviati dal modello del bene d’investimento, si sciolgono alla prima difficoltà e non hanno la saggezza di capire che con un po’ di pazienza un altro momento d’oro (più bello perché contenente la ricchezza dei precedenti) è dietro l’angolo. In una cultura di massa così effimera e liquida nella quale viviamo un matrimonio che si propone di durare per sempre è una provocazione insostenibile alla vera ideologia di massa nella quale la ruota della fortuna è ormai stata sostituita da tempo dalla ruota del criceto.

 

E 'bloccarsi' con un partner a vita vuol dire proprio sottrarsi alla ruota del criceto di un movimento dannato e perenne che è condannato a non approdare mai a nessuna meta. La questione numero uno dunque è come faranno i nostri figli a risolvere l’equazione tra desiderio di continuità e stabilità affettiva e la previsione matrimoni zero. Saranno condannati a essere eterni Peter Pan? E i loro figli senza contesti relazionali stabili saranno parcheggiati per 12 mesi all’anno in centri estivi realizzando l’incubo di alcuni modelli di società totalitarie? O scopriranno i futuri adulti anche loro che, senza un limite che diventa leva e punto d’appoggio della nostra traiettoria vitale (e in cui è dolce naufragare) l’identità umana rischia di non essere definita? Ma soprattutto la società del futuro li aiuterà o li ostacolerà, ovvero sarà abbastanza relation-friendly (amica delle relazioni)?

 

È ora di inserire con decisione questo fondamentale indicatore di benessere tra i criteri di valutazione di amministrazioni e aziende votando per i pionieri nella capacità di conciliare benessere relazionale con i loro tradizionali obiettivi. E sarebbe il caso che qualcuno tornasse a fare un po’ di educazione sentimentale (ai beni relazionali, diremmo oggi). Che è cosa ben diversa dai consigli sulle tecniche per evitare di fare figli indesiderati che sono un po’ come i foglietti delle istruzioni d’uso delle macchine. Siamo persone, e possiamo realizzare cose meravigliose. La sapienza delle relazioni purtroppo non si insegna più e si testimonia poco. Ma la nostalgia di un bene fondamentale sempre scarso può fare miracoli. Dobbiamo essere pronti su tutti i fronti (educativo, economico, politico) a saper cogliere questa domanda. Non certo consegnarci alla statistiche, e rassegnarci.

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