mercoledì 16 settembre 2015
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Caro direttore,
di ritorno da Auronzo di Cadore, dove il 28 agosto abbiamo avuto il piacere di incontrarla di nuovo alla “Festa di Avvenire e de l’Amico del Popolo” e di sentirla parlare di «confini e sconfini», accalorandosi poi sul tema dei migranti, mi sono posta alcune domande. Premetto che sono cristiana, lo sono perché battezzata e cresciuta in una famiglia che ha vissuto quei valori. Vorrei potermi sentire cristiana di fatto, segnale di Gesù e della sua parola, ma in tutta onestà sono anch’io una cristiana della domenica... Mi permetto di condividere alcuni pensieri e domande. Primo: cosa posso fare io personalmente oltre che pregare per non sentirmi angosciata e impotente davanti a queste sofferenze e a questa “strage infinita”? Secondo interrogativo, ma non meno importante: siamo alle porte del Giubileo della Misericordia, voluto da papa Francesco. Roma deve essere pronta ad accogliere milioni (?) di pellegrini, ma i lavori sono in ritardo, c’è anche la necessità di reperire ancora tanti fondi. Ma non le sembra un controsenso, spendere cifre così rilevanti? Non sarebbe stato meglio se lo stesso Papa avesse proposto di vivere questo Giubileo soltanto nelle nostre comunità parrocchiali? Papa Francesco ci ha anche chiesto di accogliere in ogni parrocchia almeno una famiglia di migranti. Se la misericordia è un sentimento di pietà che induce a soccorrere chi soffre (dal dizionario De Agostini), credo che non ci sia oggi un modo migliore di testimoniarla con opere concrete. Lo so che il dramma degli immigrati è talmente grande da essere ingestibile per la nostra Italia da sola, che devono essere l’Europa e l’Onu a farsene carico, cercando soluzioni che vadano alle radici del problema. Magari, come lei scrive e dice, si potrebbe smettere di armare e di depredare le ricchezze di tanti popoli. C’è però un ultimo pensiero, carico di dubbio, che mi batte in testa e devo scriverlo: ma non è che questo Giubileo serva per risollevare le sorti di Roma? Lo so che questo non è un pensiero da cristiana, ma spero che il Signore mi usi ancora misericordia. Cari saluti e buon lavoro!
Paola Carlin - Sospirolo (Bl)
Sono contento, cara signora Carlin, di continuare in questa forma il dialogo che a fine agosto si è sviluppato durante la Festa del nostro giornale e del “fratello” settimanale di Belluno-Feltre. Le sono grato della profonda e motivata condivisione di una visione realista e positiva sul fenomeno delle migrazioni verso l’Europa dai Paesi della guerra e della fame. E non mi sottraggo alle due “scomode” domande che mi pone, e che in fondo – mi par di capire – sono una soltanto. Lei mi chiede se, a mio parere, il fatto che si spenderanno cifre importanti per preparare Roma ad accogliere degnamente i pellegrini che la raggiungeranno in occasione del Giubileo della Misericordia sia un puro o semplice controsenso (cristianamente parlando) o addirittura il risultato di uno studiato calcolo. Comincio da qui. No, non credo affatto e che ci sia stato un qualche calcolo di tipo economicistico nell’indizione dell’Anno Santo straordinario. Papa Francesco è l’antitesi vivente di calcoli di questo tipo, e penso che nessuno possa ipotizzarne. E sappiamo già che il Giubileo che ha indetto sarà – persino più del Grande Giubileo del 2000 – un Giubileo universale, che avrà tantissime Porte Sante aperte in ogni diocesi cattolica del mondo e che si potrà vivere in ogni dove, con concrete opere di bene. Dunque, tutt’altro che un Giubileo “romacentrico”. E però Roma è Roma. È inevitabile che nella città-cuore della Cristianità, nelle sue antiche Basiliche, affluiscano pellegrini di ogni nazionalità. Accade in tempi normali, a maggior ragione accadrà in un tempo speciale che, per chi crede in Dio o è alla sua ricerca, è davvero provvidenziale. Questo contribuirà a risollevare le sorti della Città Eterna? Lo spero, sinceramente lo spero. E non lo considererei affatto un controsenso. Sarà ben speso ogni soldo investito (e non più sciupato o rubato) per ridare efficienza e piena decenza a tutti i servizi urbani (mobilità, pulizia, sicurezza, accoglienza, formazione…) che sono destinati ai cittadini residenti e ai cittadini morali (cioè ai visitatori) di una città che è tre volte capitale (per lo spirito, per l’arte e per la politica). Ogni risorsa impegnata per purificare lo stile personale e collettivo degli amministratori pubblici e per rendere snelle e trasparenti le pratiche burocratiche, per fugare definitivamente le ombre di quella che abbiamo chiamato “mafia capitale”. Quale tempo migliore per “ricominciare Roma” di un tempo consacrato alla riconciliazione e al perdono chiesto e ottenuto? Noi cristiani sappiamo bene che la misericordia tocca tutti e nessuno esclude. Abbraccia tutti coloro che, sul serio, cambiano vita. Ecco: mi piace pensare il Giubileo anche come un "mandato" ideale a cambiare urgentemente in meglio la vita di una comunità che è ben più grande di quella registrata all’anagrafe capitolina.
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