mercoledì 6 maggio 2009
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La sfida che Fiat ha lanciato è davvero grande. Colpisce molto anche lo straordinario coraggio dimostrato dal management nel portarla avanti. Una sfida che ora si colora del fascino della 'missione impossibile' in terra teutonica. Marchionne e i suoi, infatti, non contenti di aver sparigliato le carte a Detroit vogliono replicare anche in Germania. Forte orgoglio e motivo di riscatto per tutta l’imprenditoria, successo nazionale e momento storico per l’Italia, sono soltanto alcune delle valutazioni che hanno salutato l’accordo di Fiat con Chrysler. Un accordo 'composito' che ha coinvolto ben due governi, molti attori ed altrettanti stakeholder. A queste valutazioni si aggiungono ora quelle sulla 'seconda mossa' della strategia del Lingotto, necessaria per portare la Fiat sul podio della produzione e vendita mondiale di auto. Sta riscuotendo molto calore, insomma, questa sorta di epopea di un’azienda senza liquidità che riesce però a valorizzare sul mercato tecnologia, management, personale e design. Un’azienda guidata dal misterioso fascino di un leader discreto, di poche parole e capace di non dormire per un mese concentrato sull’accordo e deciso a rispettare i tempi chiesti da Barack Obama. La strategia di Marchionne che sta ora muovendo i suoi primi passi anche in Germania, prevedendo lo spin-off dell’auto e la successiva fusione in una nuovo maxigruppo da quotare in borsa, chiama in causa molteplici prospettive di analisi. Fra queste c’è anche quella del 'sindacato italiano' che ha mantenuto sin qui un atteggiamento di plauso prudente su tutta la vicenda. La Fiat ritornerà ad essere, senza alcun dubbio, un nuovo caso di scuola anche per discutere delle scelte che faranno le rappresentanze dei lavoratori nell’epoca di una globalizzazione che mette in mostra, oltre alla straordinaria 'vitalità' del capitalismo, anche la sua 'multiformità'. Sono molte, in effetti, le questioni poste anche da questo angolo visuale. Ne tracciamo qualcuna. Che impatto avrà sugli atteggiamenti dei sindacati di 'casa nostra' la circostanza che a Detroit il maggiore azionista della Chrysler dopo Fiat sarà Ron Gettelfinger, lo storico leader del sindacato United Autoworkers (Uaw)? Che piega prenderanno le relazioni tra i due sindacati, uno nelle vesti di shareholder e l’altro in quelle più tradizionali di rappresentante dei lavoratori? Questa novità dell’ingresso dei sindacati nella governance dell’azienda, diventerà il catalizzatore per dare nuovo smalto al tema, caro alla Cisl, della 'partecipazione'? Guglielmo Epifani ha fatto capire che valuterebbe positivamente un 'sistema duale' perché capace di rispettare le differenze. D’altra parte, non c’è molto spazio per ipotesi di partecipazione «a più alta intensità», come le chiamerebbe Guido Baglioni. Luca Cordero di Montezemolo ha ribadito che è profondamente convinto della necessità «di un forte coinvolgimento dei dipendenti nei risultati delle aziende», ma anche che «la proprietà è un’altra cosa». Ancora qualche altra questione. L’eventuale e paventata necessità di un piano di ristrutturazione con tagli occupazionali anche significativi, che è all’origine della freddezza sin qui manifestata dai sindacati tedeschi su un’ipotesi di accordo Fiat-Opel, potrà far nascere un’alleanza transalpina tra i nostri sindacati e quelli tedeschi anche in difesa dei siti produttivi nazionali? O dell’occupazione dell’indotto su cui, secondo Luciano Gallino, ci sono 'ombre'? La strategia della Fiat rappresenterà probabilmente l’occasione per sperimentare conflitti di lavoro europei rispetto ai quali, forse, sarà necessario disegnare nuove relazioni industriali, si useranno più avanzati diritti di informazione e consultazione e si ricorrerà a scioperi transnazionali. Anche per i sindacati, dunque, si apre una stagione di nuove sfide ma anche di incognite. La dimensione e l’innovatività delle questioni sul tavolo meritano la massima attenzione e un rinnovato sforzo congiunto. La strategia globale della Fiat potrebbe far ritrovare di fronte a una sfida internazionale quell’unità sindacale perduta su questioni.
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