Giusta misura nelle precauzioni contro il rischio coronavirus
giovedì 6 febbraio 2020

Gentile direttore,
le scrivo riguardo a una situazione delineata dagli articoli su “Avvenire” alle pagine 4 e 5 di martedì 4 febbraio che riguardano il coronavirus. A pagina 4, sotto il titolo «E ora cibo riposo e mascherina», si è dato conto del rientro dei 56 italiani (compresi 6 bambini) provenienti da Wuhan e tenuti sotto controllo alla Cecchignola con tanto di mascherine. Eppure nessuno di loro presenta sintomi particolari, tant’è che l’unico italiano del gruppo che aveva la febbre non è rientrato: è in ospedale, in rianimazione, perché affetto da polmonite pur essendo negativo al coronavirus. A pagina 5 l’articolo “Scuola, è scontro sui bambini” in cui si parla della richiesta di quattro governatori leghisti del nord di adottare misure cautelative nei confronti degli studenti appena rientrati dalle aree cinesi affette, tenendoli in quarantena per 14 giorni. A questa richiesta rispondono “No” in coro l’Istituto superiore della Sanità, il ministro e i prèsidi. Noto anche in alto, sempre a pagina 5, un trafiletto con la notizia che l’Accademia di Belle Arti di Frosinone è stata chiusa per un giorno in attesa dei risultati sul coronavirus relativi a una studentessa rientrata dalla Cina e colpita da influenza. Non voglio fare polemica politica, non sono neanche leghista, però noto differenza di pesi e misure. Se io fossi un genitore in una classe in cui è rientrato un alunno da un’area a rischio della Cina, al primo caso di influenza chiederei di chiudere la scuola per precauzione e fare gli esami di positività al coronavirus (come per l’Accademia di Frosinone). Allora, penso che sarebbe molto più logico tenere sotto controllo qualche decina (penso) di alunni tornati dalla Cina per un paio di settimane piuttosto che rischiare anche un solo caso di influenza sospetta in una scuola con tutto il tam tam che ne seguirebbe su tutti i media nazionali. Non mi sento di giudicare “razzisti” i genitori che, per precauzione, terranno a casa dalla scuola con qualche scusa i figli dove ci sono alunni rientrati dalla Cina. Anzi, loderei l’istinto di tutela dei figli. Grazie dell’attenzione, gradirei il suo pensiero.

Emilio Bargna Capiago Intimiano (Co)

Credo gentile signor Bargna, che la politica dovrebbe in casi come questi fare un passo di lato e lasciare soprattutto ai tecnici, i medici, il compito di decidere quali misure sono più proporzionate e utili non ad alimentare psicosi e pregiudizi, ma a contrastare efficacemente la possibile diffusione di un’epidemia. E questo è quanto stanno facendo le autorità sanitarie italiane, di concerto anche col Ministero dell’Istruzione e con i dirigenti scolastici. Questo trovo sensato e mi rassicura. Le due notizie date da noi il 4 febbraio non erano la prova di due pesi e due misure, ma la cronaca di precauzioni adeguate e proposte eccessive, secondo chi ne sa più di me e più di lei e anche più del ministro della Salute e di qualunque presidente di Regione. Un cordiale saluto.

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