venerdì 8 febbraio 2013
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​Genitori per sempre. Al di là della sofferenza della separazione. Un dovere che, in ogni parte del mondo, rende paternità e maternità l’impegno più bello e coinvolgente. In Italia, complice la legge, questa responsabilità si trasforma spesso in un percorso a ostacoli. Quando la coppia si spezza, i figli non soltanto subiscono contraccolpi pesantissimi a causa delle incomprensioni degli adulti, ma si ritrovano "orfani" di un genitore, in nove casi su dieci il padre.Qualche giorno fa la Corte europea di Strasburgo ha condannato l’Italia per non aver tutelato i diritti di un papà separato a vedere regolarmente la propria figlia. Condanna giusta sul piano ideale, ma sostanzialmente inefficace. Migliaia di donne continueranno a trasformare i figli in strumenti di rivalsa per i soprusi veri o presunti degli ex mariti. E migliaia di uomini, magari dopo aver perso dignità negando quella della propria sposa, continueranno a perdere i figli. Senza rendersi conto che atteggiamenti inutilmente vessatori e "scomparse del padre" (più o meno volute) non soltanto sono nocivi per lo sviluppo psicologico e cognitivo dei propri figli, ma si trasformano in vulnus per l’intera società perché, diffondendo un’idea di matrimonio fragile e conflittuale, contribuiscono a intiepidire i progetti coniugali di tanti giovani. E quanto più i matrimoni si diradano, tanto più il quadro sociale si impoverisce.Non è una conclusione "ideologica", ma quanto emerge da una ricerca congiunta condotta in quattro continenti su un campione di circa 300mila famiglie separate. Lo studio, il più completo mai realizzato, giunge a conclusioni forse per qualcuno sorprendenti, ma che per altri sono illuminanti conferme. Laddove l’impegno educativo dei genitori è rimasto costante e condiviso pure dopo la separazione, il tasso di divorzio è sceso. In alcuni Stati del Nord America si è passati dal quattro all’uno per cento. Dati altrettanto controcorrente – come riferiamo nel dettaglio a pagina 15 – in Austria e in Svezia. Il quadro sociologico è chiaro. Quando un padre e una madre, nel nome del futuro dei figli, riescono a superare le dinamiche più laceranti della separazione e a ritrovare un minimo equilibrio relazionale, finiscono per garantire anche una plusvalenza sociale ed etica per l’intera comunità. A dimostrazione che le famiglie che si assumono integralmente la responsabilità di costruire il futuro sono i mattoni irrinunciabili del bene comune. Certo, queste coppie che riescono a ritrovare le ragioni del patto educativo, non nascono per caso. La ricerca in questione ha messo in stretta relazione l’esistenza di leggi efficaci sull’affido condiviso e la tenuta educativa delle coppie separate.In Italia la norma esiste dal 2005. Oggi, pur applicata formalmente nel 18% dei casi di separazione, soltanto nell’uno per cento mostra qualche beneficio concreto. Ecco perché ripensare profondamente l’affido condiviso non è soltanto un impegno urgente, ma è scelta culturale irrinunciabile per chi ha a cuore il bene della famiglia naturale e costituzionale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e quindi il futuro dell’intera società.Se, come dimostra chiaramente la ricerca internazionale sul rapporto affido-divorzio, le leggi hanno un’influenza diretta su abitudini e comportamenti, pensare di affrontare questioni eticamente sensibili come quelle della famiglia senza preoccuparsi delle loro conseguenze sociali, rischia di aprire più vasti squarci di incomprensione, laddove con scelte più sagge si potrebbero preservare e spargere semi di bene e di responsabilità.
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