sabato 26 dicembre 2009
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La notizia che arriva a Natale, la notizia che da un punto oscuro della Palestina continua a girare, si mischia, si è mischiata, si confonderà con mille e mille notizie. Il Natale per molti, forse per i più ormai è una "non-notizia". È una ricorrenza. Una cosa risaputa. Che a un certo punto deve arrivare e arriva. E porta con sé un corredo di cose di contorno anch’esse più o meno risapute. Rituali, nel senso stanco del termine. Chi ha ridotto il Natale così? La più grande notizia in una non-notizia? Coloro che non vogliono che la notizia circoli. E anche coloro che non vogliono che l’uomo viva la domanda più radicale, il bisogno più radicale. Il bisogno più vero di tutti i bisogni indotti e utili a chi vuole trarre profitto dagli altri, o consenso dagli altri.Perché quella di Dio che si fa carne è una notizia che fa venire un salto al cuore. Se uno ha voglia di Dio. Se uno desidera conoscere il destino. Se uno riconosce e non censura l’abisso di desiderio che ognuno porta addosso. La notizia del Natale colpisce chi sa di aver bisogno di una buona notizia. Il Natale è la notizia della risposta di Dio all’eterna domanda dell’uomo. Ma se l’uomo non domanda più, o meglio se non prende più sul serio il proprio essere domanda, quella notizia si riduce a non-notizia, a rituale, a orpello un po’ ingombrante. A musichetta da carillon. Così lo riducono coloro che sono contro Gesù, perché disturba i loro piani di profitto e di consenso. E coloro che sono contro la domanda radicale, sempre urgente, dell’essere umano a riguardo del suo destino, del senso della vita. Perché disturba la loro presunzione di sapere la risposta, di fornirla con le loro teorie e con i loro trucchi.Tanto festeggiato anche perché tanto osteggiato. Si può dire così. Tanto infiocchettato quanto anestetizzato. Così da rendere la notizia una ricorrenza, una tradizione senza attualità, un’occasione per rituali buoni sentimenti. Invece che essere la risposta alla ferita. La risposta di Dio alla domanda che di più anima la vita degli uomini. La grande questione. Ma gli uomini che sentono premere la domanda di senso, gli uomini che la prendono sul serio, che la riconoscono mentre amano, mentre si ammalano, mentre godono o mentre muoiono, e la rivolgono al cielo, e a tutto, ecco questi uomini guardano al Natale come alla notizia interessante. Alla notizia necessaria. Alla notizia sperata. Finché ci sarà un uomo abitato dal desiderio di conoscere il segreto della vita, e finché ci sarà un uomo ferito e inquieto di fronte alle circostanze della sua esistenza, il Natale sarà una notizia.Basterebbe un solo uomo. E invece ce ne sono miliardi. E il mondo si dividerà tra coloro per cui Natale è una notizia e coloro che vogliono ignorare quella notizia. O occultarla. Fin dall’inizio è stato così. Già di fronte alla notizia data la prima volta ci furono atteggiamenti diversi. Ci sarà sempre la tentazione di farla passare come una non-notizia. Come una invenzione, bella e pittoresca. Qualcosa da non considerare. O un pericolo da controllare. Eppure, proprio un servizio televisivo trasmesso in questi giorni mostrava quanto molti stranieri che ora vivono in Italia apprezzano il Natale. Ne apprezzano la festa, la gioia e l’atmosfera. Perché il Natale è la notizia che molti cuori desiderano e ne riconoscono il gusto, anche senza conoscerne bene contenuti e rito. La vita è visitata dal suo destino, è abitata dal suo significato, incontrabile fisicamente e non più perduto in quel che Pasolini chiamava «un puro intuire in solitudine».La notizia di Dio che viene a rompere la nostra solitudine è la più grande notizia. Sia che la festa possa accadere grande e appariscente, sia che accada piccola e celebrata come in tanti luoghi segretamente, questa notizia è la più grande notizia della storia.
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