E se il Cnel tornasse sede di Stati Generali permanenti?
venerdì 19 giugno 2020

Gentile direttore,
all’art. 99 la nostra Costituzione prevede il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). All’ultimo comma si legge: «Ha l’iniziativa legislativa e può contribuire alla elaborazione delle legislazione economica e sociale secondo i princìpi ed entro i limiti stabiliti dalla legge». Pur considerando la scarsa rilevanza che, per responsabilità diverse, sin qui il Cnel ha avuto, non crede che un 'luogo' dove si possa sviluppare un confronto costante tra le parti economiche e sociali possa essere una delle necessità strategiche del nostro Paese? Certo le designazioni dovranno riguardare i migliori per ciascuna rappresentanza, e la politica dovrebbe aprirsi alla valorizzazione di questo organismo, ma in un Paese dove siamo costretti a convocare gli Stati Generali, non potremmo scommettere su un costante e quotidiano lavoro di confronto, senza la necessità di stupire con gli effetti speciali?

Giampiero Giampieri

Borgo San Lorenzo (Fi) Ci diciamo e ci ripetiamo spesso, caro amico, che i padri costituenti sapevano guardare vicino e lontano e che ci vedevano benissimo. Lo sottolinea efficacemente questa sua notazione sul Cnel possibile e naturale sede di 'Stati Generali permanenti' (senza bisogno di inventare iniziative 'speciali'). Nella vicenda repubblicana, il Cnel è stato 'usato' a intermittenza e spesso poco e male, sino a che si è provato a cancellarlo... Senza successo. Forse sarebbe il caso di provare a ridargli definitivamente il senso e il ruolo che la Costituzione delinea e che la presidenza di Tiziano Treu sta cercando di far riemergere.

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