venerdì 25 ottobre 2013
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Ai partecipanti al Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) che ha avuto luogo in Slovacchia, a Bratislava, dal 3 al 5 ottobre, è stato offerto un omaggio singolare: una moneta da 2 euro. Una moneta dal valore finanziario pressoché irrilevante, ma dal valore simbolico notevolissimo. Sulla sua faccia, per dir così "nazionale", quella che varia da Paese a Paese (per capirci, quella sulla quale nella moneta italiana da 2 euro è inciso il volto di Dante) appare l’immagine, iconograficamente consolidata e amatissima dagli slovacchi, dei due santi fratelli Cirillo e Metodio. Si tratta proprio degli apostoli degli Slavi, che furono inviati nelle terre che oggi costituiscono lo Stato slovacco, a iniziare la loro missione evangelizzatrice e civilizzatrice e dei quali quest’anno ricorre il 1.550° anniversario dell’arrivo nella "grande Moravia". Cirillo è rappresentato come monaco, Metodio come vescovo: tra i due una croce alta e sottile, che i due fratelli sorreggono stringendone l’asse verticale l’uno con la destra e l’altro con la sinistra.Non è però per la sua bellezza che questa moneta è stata offerta agli ospiti del Consiglio, ma perché essa è stata oggetto di una contestazione particolarmente acre: le autorità monetarie europee si sono per mesi e mesi opposte alla sua coniazione, in quanto la moneta sarebbe stata portatrice di un simbolo «confessionale», tale da ferire indebitamente la laicità della valuta europea. Gli slovacchi hanno tenuto duro e alla fine, dopo un defatigante confronto, l’hanno spuntata. Probabilmente i più accaniti avversari della moneta slovacca hanno finito per accettare l’idea che essa veicolasse un simbolo storico-nazionale, più che religioso, e hanno concesso alla fine il loro nulla-osta. È quindi comprensibile la soddisfazione dei "vincitori" di questo paradossale conflitto e la loro decisione di usare la moneta, offrendola ai loro ospiti come un omaggio piccolo, ma molto significativo.Contemplando la moneta è impossibile non ammirarla, tanta è la finezza del suo conio. E nello stesso tempo non è possibile non avvertire un senso di inquietudine. Essa è il segno di come emergano, in Europa, forme di insofferenza nei confronti del cristianesimo (anche e soprattutto da parte di organi istituzionali), che si stanno moltiplicando da quando la battaglia per il riconoscimento delle radici cristiane del nostro continente non è andata a buon fine. Ciò che preoccupa però non è tanto la rilevanza di queste forme di insofferenza, quanto la limitata percezione che ne ha la pubblica opinione. L’Osce (cioè l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea) ha pubblicato nel 2011 a Belgrado una Risoluzione di condanna dell’intolleranza e della discriminazione contro i cristiani in Europa, che è rimasta pressoché sconosciuta e che comunque è ben poco citata. Resta, come dato di fatto, che i fenomeni che essa denuncia non appaiono affatto in via di attenuazione: ad esempio, nel solo 2012, ben l’84% di tutti gli atti vandalici compiuti in Francia ha avuto come bersaglio chiese cattoliche.Il cardinal Tauran, nella seduta inaugurale del Convegno "Religioni, libertà, potere", che si è tenuto dal 16 al 18 ottobre all’Università Cattolica di Milano, non ha mancato di portare l’attenzione non solo sulle violenze manifeste, ma anche su quelle non manifeste, ma molto subdole, di cui si può essere vittime. Al di fuori dell’Europa non si contano le persecuzioni violente e brutali contro i cristiani e, sotto questo punto di vista, i Vecchio Continente può ritenersi quasi un’isola felice. Ma non si dimentichi mai che a fronte della violenza manifesta (che almeno non lascia dubbi sulla differenza tra chi sia il persecutore e chi sia la vittima) è ben più diabolica la violenza occulta di chi opera per manipolare le coscienze e per indurre le vittime a credersi in colpa e ad assolvere i loro persecutori. La pretesa "europea" di escludere la tenerissima icona di Cirillo e Metodio dalla faccia di una moneta, come se fosse veicolo di indebito e colpevole proselitismo, è nella sostanza, anche se non nella forma, equivalente a una pretesa di estrema violenza, quella di sradicare la stessa memoria storica del Vangelo e di come esso abbia plasmato i popoli slavi.Su questo punto certa Europa, e i suoi burocrati, stanno dando prova di intolleranza, proprio quando, persino con arroganza, dichiarano di operare come un faro di libertà nel mondo contemporaneo. Così come stanno le cose, non è ad essi che possiamo affidare con fiducia la difesa di un valore così prezioso e così sottile come quello della libertà religiosa. E questo è molto grave.
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