venerdì 24 aprile 2009
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Con la decisione di far traslocare il G8 dal­la Maddalena all’Aquila e il contempo­raneo stanziamento di 8 miliardi di euro (1,5 per fronteggiare l’emergenza e 6,5 per la ri­costruzione) da spendere nell’arco di tre an­ni, il governo italiano ha messo in campo u­na duplice sfida post-terremoto. Una sfida che senza timore di cadere nella retorica può essere definita titanica, vista da un lato la portata (soprattutto umana) della posta in gioco e dall’altro i rischi (politici, economi­ci, d’immagine) che essa cela al suo interno. Il decreto legge varato ieri dal Consiglio dei ministri, che completa e integra la promes­sa pronunciata pochi giorni fa dal presidente del Consiglio Berlusconi di dare comunque un tetto ai terremotati d’Abruzzo prima del­l’autunno, si attuerà senza aumentare la pressione fiscale e, dunque, senza prelievi nelle tasche degli italiani. Sarà comunque garantito di ricostruire la propria abitazio­ne o di rimetterla in sesto grazie al contributo a fondo perduto dello Stato: fino a 150mila euro (in caso di inagibilità totale) e fino a 80mila (nelle situazioni meno gravi). Le fa­miglie colpite dal sisma godranno anche del­la sospensione dei tributi, del pagamento dell’affitto e di aiuti per la scuola. Ma il pacchetto di interventi si intreccia, an­che finanziariamente, con lo spostamento del G8 dalla Sardegna all’Abruzzo: i lavori del vertice – che potrebbe tenersi nella ca­serma della Guardia di Finanza all’Aquila, ma è disponibile anche l’albergo-fortezza di Campo Imperatore dove fu tenuto prigio­niero Mussolini – comporteranno un ri­sparmio di circa 220 milioni di euro, che an­dranno ad aggiungersi alle risorse messe in campo dal governo. Quanto alla Maddale­na, sembra che verrà richiamata in servizio per ospitare il super-summit sull’Ambiente sollecitato dal presidente degli Stati Uniti O­bama, senza vanificare perciò del tutto il lun­go lavoro preparatorio nell’isola sarda. In compenso – è la stima del governo – il G8 al­l’Aquila attirerà oltre che l’attenzione mon­diale dei media quelle risorse finanziare, oc­cupazionali e d’impresa che l’indotto che accompagna ogni grande vertice interna­zionale usualmente innesca. Ma ciò che, sulla carta, appare come un pro­getto di notevole efficacia e di innegabile fantasia politica, peraltro salutato da un plauso consistente e diffuso da parte del mondo politico e sindacale (compresa, se pure con ovvie riserve, le aree di opposizio­ne), è tuttora ricco di incognite. Agli altri set­te grandi che l’Italia ospiterà sarà difficile di­re di 'no' (Londra ha infatti dato subito il suo placet, Parigi e Berlino hanno fatto sa­pere che la scelta è comunque di spettanza italiana, mentre anche Washington ha pre­so tempo ma non ha affatto chiuso la por­ta). La questione principale attiene alla si­curezza, oltre che alla logistica. Non è per caso (i fatti di Genova 2001, come quelli di Göteborg e Seattle hanno dato lezioni e in­ferto ferite profonde...) che le riunioni in­ternazionali di questa natura vengono, da tempo, tenute in località difficili da rag­giungere o comunque lontane dai centri cit­tadini. La Maddalena in questo senso sa­rebbe stata perfetta, l’Aquila forse lo sarà un po’ meno. Quanto alle supposizioni circa u­na ragionevole 'non belligeranza' dei con­testatori no global (alcuni gruppi ricondu­cibili a quell’area sono presenti in Abruzzo come volontari al fianco dei terremotati), non possono purtroppo riguardare quelle frange estreme – come i black blocks o gli a­narco- insurrezionalisti – per i quali un ver­tice fisicamente a portata di mano rimane u­na ghiotta occasione per condurre 'azioni' in faccia al mondo. Ma sotto gli occhi del mondo resterà, certa­mente e soprattutto, l’Abruzzo. E lo stato di avanzamento dei lavori di ricostruzione sarà in qualche modo verificato e certificato con una tempestività e una globalità senza pre­cedenti. Ci piace pensare tuto questo come la più forte e inattesa delle garanzie date ai terremotati. Il G8 dell’Aquila – e tutto lascia credere che all’Aquila il G8 si terrà davvero – chiamato a combattere il grande inverno della crisi economico-finanziaria diventerà anche una tappa cruciale della road map che dovrebbe portare a dare un tetto a tutti coloro che lo hanno perduto prima che il freddo torni a pungere sui monti d’Abruzzo. Sfide diverse, ma ugualmente da vincere.
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