domenica 8 marzo 2009
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«Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» ( Ef 5,14). La Quaresima è tempo di riflessione e mai come oggi in questo mondo sempre più artificiale, addormentato, è tempo di svegliarsi dal sonno. Ci hanno fatto credere in paradisi finanziari, ma perfino la ricchezza si è poi rivelata virtuale e mentre le ideologie sono crollate l’una dopo l’altra mostrando il loro volto fallace, la politica da servizio è diventata lotta per il potere. L’economia ha trasformato la pubblicità da anima del commercio in commercio dell’anima, condizionando il nostro stile di vita per poi lasciarci come sempre delusi. La felicità non si compra al supermercato, né tanto meno a tasso zero, ma costa fatica. La fatica di amare. Ci hanno fatto percepire il cristianesimo come religione dei vinti, l’oppio dei popoli, la grande illusione che consola con la promessa di un paradiso futuro chi non può comprarsi il paradiso in terra, mentre invece è l’unica proposta vincente, capace di andare controcorrente. Contrariamente all’etica delle grandi abbuffate, anche il digiuno, elemento centrale della Quaresima, può essere una sacra opportunità per ritrovare la via della speranza. Mentre le nostre ragazze ossessionate dalla dieta digiunano imboccando il tunnel dell’anoressia per inseguire modelli irraggiungibili, mentre una ingiusta distribuzione dei beni impone il digiuno a intere popolazioni, noi, troppo sazi, continuiamo a dormire, incapaci di fare digiuno, quello cristiano. «Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso» ( Is 58, 3-4). Ecco, l’unico digiuno gradito a Dio, quello che può risvegliarci dalla sonnolenza dovuta al troppo cibo, è il digiuno come nutrimento dell’anima. È necessario, allora, digiunare anzitutto dall’ingiustizia, dal chiasso, da quanto usiamo per coprire il silenzio, come se avessimo paura di rimanere soli con noi stessi. Quanti di noi, entrando in casa, con un gesto automatico accendono la radio o il televisore? In quante famiglie all’ora di cena si preferisce ascoltare il programma del momento per non ascoltare il vuoto che ha preso il posto della compagnia? E mentre il Grande Fratello entra con prepotenza nella nostra vita coi suoi falsi problemi, dimentichiamo di ascoltare i problemi reali del fratello che abbiamo accanto. Fare digiuno oggi è scegliere, è preferire il pane della vita, è astenersi dalle parole inutili, odiose, volgari che feriscono gli altri e impoveriscono noi; è rinunciare alla logica del possesso, agli eccessi a cui ci hanno fatto abituare per riscoprire nell’essenziale, nelle piccole cose che fanno grandi il giorno, il sapore della vita. Il cibo più prelibato non ha lo stesso profumo del pane appena sfornato, tutto l’oro del mondo non può darci la gioia del sorriso di un bambino che sa di potersi fidare di noi. Purtroppo, mentre i bambini non possono più fidarsi degli adulti, noi ci siamo fidati dei mercenari di turno e abbiamo investito su capitali terreni, dimenticando di far fruttare la speranza. Mentre ci hanno fatto credere che in nome di una presunta libertà si potesse calpestare ogni cosa, ogni valore, perfino la vita e la morte, ci siamo ritrovati con un pugno di mosche in mano, sfiduciati e depressi. Vuoi vedere, allora, che in questo mondo in cui ci fanno ingurgitare ogni menzogna, in cui le grandi abbuffate non riescono a soddisfare la fame di certezze e di speranza, la verità sta nel seguire Cristo? Chi confida nel Signore non resterà deluso, perché chi sa digiunare, chi sa lasciare ogni cosa per andare dietro di Lui, guadagna il centuplo quaggiù e l’eternità.
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