giovedì 1 ottobre 2015
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Sono passate solo poche ore dall’importante e rincuorante visita del presidente della Repubblica a una scuola di Ponticelli. Sergio Mattarella ha invitato gli studenti ad amare lo studio, unico baluardo contro la camorra.Mugnano dista da Ponticelli solo pochi chilometri. È qui che due adolescenti tentano di rapinare un uomo a bordo di un motorino. L’uomo è un poliziotto in abiti civili, che prima consegna il motorino, poi spara, ferendo uno dei rapinatori. Intanto un altro poliziotto, Nicola Barbato, ferito gravemente la settimana scorsa a Fuorigrotta, versa in gravissime condizioni. Il sindacato di polizia dice che «a Napoli siamo in guerra». Il Viminale invece ci rassicura che i reati a Napoli sono in diminuzione. Può darsi che lo siano perché tante vittime di furti e rapine, grazie a Dio almeno senza spargimento di sangue, nemmeno si recano più a sporgere denuncia. "A che serve?", senti dire.Il governo ha promesso l’invio a Napoli di 200 agenti e l’istallazione di telecamere. È un bene? Dipende da come verrà dislocato il personale e dal buon funzionamento delle telecamere. Ancora una volta misure straordinarie, alle quali, però, deve accompagnarsi un’azione ordinaria. Le leggi debbono essere osservate da tutti. Questa semplice regola quando è disattesa crea disordine e sconcerto. Se il casco va indossato lo deve esser dappertutto. Anche a Napoli e dintorni. La dispersione scolastica va affrontata e le responsabilità perseguite. Ma prima occorre mettere i genitori nelle condizioni di poter mandare i figli a scuola. Questo è il problema più serio e trascurato. Rubare è peccato e reato. Rubare ai poveri è infamia e sacrilegio. È normale però che chi inizia a delinquere si faccia le ossa, colpendo i più deboli e indifesi. Le vittime vengono scelte con cura. Vengono seguite e studiate prima di essere aggredite. I nostri vecchi sono terrorizzati. Qualcuno non vuole uscire più da casa. Pugno duro, perciò, con chi vuole delinquere. Pene certe per chi si è reso colpevole di delitti infami. Ma anche opportunità per chi non ce la fa ad andare avanti e chiede di essere aiutato. Per chi, dopo essere stato in galera, vuole rimettersi in carreggiata. La camorra ha creato una cassa comune da dove attinge gli stipendi per gli amici in carcere e per le loro famiglie. Questa mutua assistenza, però, si rivela sempre una trappola mortale. Per il semplice motivo che chi ne gode oggi non potrà mai più prendere le distanze da quel " benefattore". E dovrà obbedire a ogni comando. Anche quando gli sarà chiesto di uccidere un amico.I giovanissimi rapinatori di Mugnano di certo non sono camorristi. È vero. Eppure non avrebbero potuto esercitare il "mestiere" senza il permesso del capoclan della zona. Il che vuol dire che queste nuove leve, a breve, saranno destinate a compiti più alti. E così che inizia a girare l’ingranaggio maledetto. Se davvero si vuole liberare Napoli e le periferie dalla camorra e dai camorristi, occorre partire da qui. Occorre ridare a questi ragazzi la gioia di vivere la loro età senza il bisogno di scimmiottare gli adulti. Senza sognare di entrare a far parte della " paranza dei bambini". Occorre, ha ragione il presidente Mattarella, aiutarli a gustare lo studio, l’arte, lo sport. Ma occorre soprattutto permettere loro e alle loro famiglie di potere vivere sereni. Magari con poco.Non parlo per sentito dire. Sono parroco in un quartiere popolare, dove la disoccupazione raggiunge vette altissime. Dove la gente muore di fame. Dove le famiglie non possono comprare i libri per i figli. Invitata a esprimere il suo parere sulla fiction "Gomorra" una signora di Scampia ha risposto: «Mi hanno proposto di fare la comparsa. Mi hanno dato 80 euro. Ho lavorato. Con questa somma faccio mangiare i miei figli per tre giorni. Il resto non mi importa...». Questa mamma va ascoltata. La sua è la voce della stragrande maggioranza delle mamme dei nostri quartieri a rischio.
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