venerdì 22 luglio 2016
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La liberalizzazione del mercato dell’energia è stata una grande conquista. Ricordate come era tutto più grigio e monotono quando a fornire la luce c’era solo l’Enel? Tariffe uniche, nessuna concorrenza, niente telefonate quotidiane dai call center per proporre offerte allettanti, consumatori senza possibilità di scelta. Oggi il mercato è aperto, sono entrati in scena nuovi operatori, è cresciuta la competizione, sono arrivati il mercato all’ingrosso e la Borsa dell’energia, in nome della trasparenza e dell’efficienza. Certo, non tutto è ancora perfetto.

 

Le bollette, ad esempio, continuano a rivaleggiare con i geroglifici egizi o i prospetti informativi dei prodotti bancari in termini di decifrabilità. Le offerte continuano ad essere difficilmente comparabili tra loro, nonostante l’ampia disponibilità di strumenti di valutazione in rete. La luce continua a saltare quando siamo in vacanza, senza che ci si possa lamentare veramente con qualcuno o essere risarciti per eventuali danni. E poi ci sono quei fenomeni che possono essere definiti 'incidenti di percorso', e che rendono il mercato reale meno perfetto di quello che dovrebbe.

 

Sembra proprio essere questo il caso che ha creato problemi nelle bollette di luglio, di cui si parla in questi giorni, con il Tar della Lombardia che accogliendo un ricorso dei consumatori ha sospeso gli aumenti della luce (+4,3%) decisi a fine giugno dall’Autorità per l’energia. Il motivo? Lo ha rivelato la stessa authority parlando di «strategie anomale » da parte delle imprese attive nel mercato all’ingrosso. In sostanza: qualcuno dei produttori ha barato facendosi strapagare l’energia nella fase del dispacciamento. C’è un’indagine in corso, ci sono procedimenti avviati, forse (si spera!) ci saranno sanzioni. In attesa di accertare la verità l’authority, rispettando alla lettera le regole del mercato sulla definizione dei prezzi, ha però avallato gli aumenti. E fatto ricorso contro lo stop del Tar. 

 

Insomma, come si è visto pure nel caso dei bond rifilati ai clienti delle banche fallite, anche nell’era dei mercati liberi, della concorrenza, della trasparenza e delle autorità di vigilanza, l’ultimo anello della catena è sempre il consumatore, quello che resta ogni volta – è proprio il caso di dirlo parlando di luce – col cerino in mano.

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