venerdì 13 febbraio 2009
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Quale Vangelo per il Sud? Questa sembra es­sere la domanda di fondo alla quale biso­gna dare risposte concrete per il riscatto morale e civile del nostro Meridione. Un Vangelo disincarnato, lontano dalle attese e dalle spe­ranze dei popoli è una metafora ed è inutile par­lare del cielo a chi vive la terra senza speranza. Certo il Sud d’Italia pur ricco di possibilità e bel­lezze, forte della sua fede, paga lo scotto di uno stato di abbandono e di una fragilità dovuta ad un’atavica frammentazione. In questo contesto è singolare che le diocesi e le parrocchie da sem­pre siano state invece capaci di allacciare rela­zioni positive e se non è compito della Chiesa trovare soluzioni politiche ed economiche per risollevare il Sud dall’arretratezza di un sistema che non riesce ad aprirsi al futuro, le Chiese del Sud non possono esimersi dall’assumersi le lo­ro responsabilità. Devono chiedersi, in un con­fronto aperto e sincero, perché a vent’anni dal Documento della Cei «Chiesa e Mezzogiorno» il Sud sia rimasto in una situazione di stallo, schiacciato dai problemi di sempre e da nuove e­mergenze che rischiano di diventare anch’esse mali endemici. Il Documento del 1989, colmo di saggezza e di spunti di riflessione, non ha avuto la forza di inci­dere nella trasformazio­ne della realtà, perché co­me spesso accade alle a­nalisi puntuali e alle co­raggiose proposte non se­guono linee di sviluppo e di applicazione, capaci di rilanciare le differenze e di rinsaldare l’unità. For­se è da questa consape­volezza che bisogna partire per pensare ad una pastorale del particolare e del generale, capace d’incarnarsi nelle diverse realtà del Sud e tra­sformare ogni povertà in ricchezza. Se le Chiese nel Sud, ognuna nella sua specifi­cità, diverse ma unite nell’unica Chiesa del Sud, sapranno lavorare in sinergia di intenti, all’inse­gna della condivisione e della sussidiarietà, dan­do testimonianza di quella comunione dalla quale non si può prescindere, se sapranno crea­re una rete di comunicazione, di dialogo, per confrontarsi su successi e fallimenti, allora dav­vero si può fare molto per dare vita ad una strut­tura connettiva di base su cui costruire un nuo­vo Mezzogiorno. Mettere effettivamente in rete le tante diocesi del Sud significa scambiarsi in tempo reale informazioni, contenuti, esperien­ze per meglio rispondere alle attese reali e alle ur­genze di ogni territorio. Lontana dallo strabismo di una politica – come ieri ha ribadito il cardinale Sepe – che ha creduto per troppo tempo di ri­solvere la questione meridionale guardando al modello di sviluppo del Nord o con pietose for­me di assistenzialismo, la Chiesa del Sud deve partire dalle sue stesse risorse: il valore dell’ag­gregazione, della condivisione, dell’accoglienza del diverso che fanno delle nostre parrocchie e delle nostre diocesi oasi di solidarietà in un de­serto globalizzato, ma ancora più diviso, che in nome del maggior profitto sta annullando le sin­gole identità. La cultura dell’illegalità e del clien­telismo, che senza dubbio danneggia il Sud, non si sconfigge con le parole né coi tanti pur meri­tevoli progetti di educazione alla legalità, ma of­frendo alternative concrete a chi non può fare al­tro che accettare lavoro nero o affidarsi al boss del quartiere per portare il pane a casa. È neces­sario, allora, farsi prossimo e costruire una Chie­sa che sappia farsi povera con i poveri e per i po­veri, investendo le proprie risorse in progetti con­creti di solidarietà capaci di creare lavoro rilan­ciando il settore dell’artigianato, del turismo, co­sì da conservare la propria identità pur guar­dando all’unità del Paese. Il Mezzogiorno ce la può fare e la Chiesa del Sud farà la sua parte facendo proprie le parole con cui i Vescovi italiani chiudevano il Documento dell’89: «Sono necessari, e doverosi, l’aiuto e la solidarietà dell’intera nazione, ma in primo luo­go sono i meridionali i responsabili di ciò che il Sud sarà nel futuro». Se il Vangelo chiede di gri­dare la propria fede in ogni angolo del mondo allora la domanda è: come rendere ragione del­la speranza là dove essa viene ferocemente in­goiata ogni giorno? Come raccontare all’uomo del Meridione che Cristo è la sua liberazione? La sofferenza del Sud è la sofferenza della Chiesa, la sua voce è quella di chi non ha più fiato per gridare la sua volontà di riscatto.
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