Chi manca al Bel Paese e cosa purtroppo cresce
giovedì 16 febbraio 2017

Caro direttore,

vorrei tornare sull’ottima analisi del professor Emilio Barucci dal titolo «L’Italia terra di conquista? Perché mancano i manager» ( tinyurl.com/cosamanca ) pubblicato mercoledì 1 febbraio 2017. L’assenza di manager capaci, è un problema che nel nostro Paese riscontro da oramai più di dieci anni. Purtroppo questa mia amara constatazione altro non deriva che dall’analisi di quanto avvenuto in Italia nell’ultimo trentennio. Dapprima, inizio anni Novanta, è venuta a mancare una classe politica che sapesse guidare il Paese. A cavallo dei due millenni anche la classe imprenditoriale è pressoché scomparsa e, per l’appunto una decina di anni fa, avevo notato che stava venendo a mancare anche una classe manageriale, ossia quella classe di persone capaci di vedere il futuro economico delle aziende per governarlo adeguatamente; da qui la mia sostanziale adesione a quanto scritto da Barucci. Ma l’argomento che vorrei trattare è un altro. L’economista suo collaboratore cita le acquisizioni tra Francia e Italia degli ultimi dieci anni, 52 miliardi contro 8, con un saldo, verso l’Italia di 44 miliardi, senza contare tutte le altre acquisizioni effettuate da investitori provenienti da altre nazioni, Cina in primis. Un fiume di denaro entrato nel nostro Paese. Mi domando: Ma dove sono finiti tutti questi soldi? Chi ha venduto la propria azienda, dove ha messo il denaro ricevuto? Lo ha reinvestito in qualche altra azienda? Oppure, come si ipotizza in un altro passaggio dell’articolo, ha saldato con le varie banche i debiti contratti per “crescere” finanziariamente? Ma allora, in questo caso, da dove derivano le attuali “sofferenze” bancarie? Come vede, direttore, tante domande, e sicuramente non tutte facili. Ho però anche una modesta convinzione personale: tanti di questi denari sono serviti, e servono, a far fare la bella vita ai loro possessori, a discapito dei cittadini italiani che hanno pagato e pagano tutti i costi che derivano anche dalle scelte improvvide del capitalismo nostrano. La riprova, per me, risiede nell’alto numero di milionari presenti in Italia e, contemporaneamente, dalla sempre più accentuata marginalità economica del nostro Paese. Pure questo Barucci lo annota bene. E, come lui, anch’io non ho soluzioni, quantomeno non citabili su un giornale... Un caro saluto.

Giovanni Leorin

Se ci ripensa, gentile amico, mi scriva di nuovo e ci faccia conoscere anche le «non citabili» soluzioni che secondo la sua esperienza (e competenza) immagina per fronteggiare la crescente disuguaglianza e la ritornante marginalità nel nostro amato e troppo depresso e intristito Bel Paese. Magari offre idee utili a qualcuno che può metterle in pratica... Noi intanto – e se rilegge bene l’analisi di Emilio Barucci vedrà che contiene serie piste di lavoro – cerchiamo di non stare con le mani in mano e a “pensieri conserti”.

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