giovedì 6 giugno 2013
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Caro direttore,
il rispetto maggiore all’appello delle associazioni di ispirazione cattolica pubblicato domenica scorsa su "Avvenire" consiste, a mio parere, principalmente nel non strumentalizzarne le istanze e nel non brandire come una clava ideologica gli importanti temi posti. Attenzione e atteggiamento che è mancato completamente al centrodestra e che mi porta, con il dovuto rispetto, da amministratore locale della Capitale rieletto pochi giorni fa, a entrare nella discussione. I miei ideali e la mia storia personale mi hanno portato in questi anni a confrontarmi molto spesso con il variegato mondo dell’associazionismo cattolico, anche con esperienze che non trovo in calce all’appello, ma il cui lavoro non credo sia per questo meno degno di attenzione. Non voglio eludere le domande poste, alle quali Ignazio Marino sta rispondendo in queste ore. Lancio però anche io un allarme: attenzione alle strumentalizzazioni. Le importanti questioni poste, per quanto non di preminente competenza amministrativa, rischiano di essere utilizzate come comoda foglia di fico per coprire la completa mancanza di politiche e azioni concrete indirizzate al rispetto per la vita fatta dall’amministrazione Alemanno. Senza scomodare il Vangelo o la Dottrina sociale della Chiesa, questa attenzione non può che partire dall’opzione prioritaria verso gli ultimi, verso le povertà e le marginalità sempre più presenti in città – temi che nell’appello sono completamente omessi – verso il rispetto di quell’etica pubblica, condizione preliminare per qualsiasi discorso sulla morale di portata più generale. Ripetute indagini per corruzione; abbassamento della qualità e della quantità dei servizi relativi agli asili (con bandi pubblici al limite della legalità puntualmente impugnati dal Tar) e degli interventi sulle tossicodipendenze; un "piano nomadi" che ha disintegrato faticosi percorsi di integrazione dei rom (molti dei quali costruiti negli anni da importanti associazioni cattoliche, sia detto per inciso, stranamente assenti nell’appello); inerzia totale nel rispondere alle istanze poste dalla società civile su temi come la cittadinanza ai minori stranieri (che il cardinal Bagnasco ha definito pochi giorni fa «diritto umano») o la delibera sulla donazione d’organi nella carta di identità (quella sì, tutela della vita nei fatti). Sono solo alcune delle cose che l’amministrazione Alemanno non ha fatto a tutela dei cittadini e delle famiglie romane (quelle reali, non quelle "di principio").
Invece di interrogarsi sulle azioni concrete, la triste corsa alla strumentalizzazione dell’appello fatta da esponenti del centrodestra va proprio in direzione esatta e contraria alla difesa dei valori cristiani. Attenzione, di questo passo il risultato che si ottiene è completamente opposto, ovvero quello di ingabbiare (o di farsi ingabbiare) all’interno di recinti ideologici e identitari che non possono essere propri di chi è chiamato ad avere quella libertà che sola consente di essere "lievito per il mondo". Nel momento di profonda crisi spirituale, umana ed economica che stiamo attraversando, il mondo cattolico può offrire gli stimoli per porre un solido argine alla parcellizzazione della comunità cittadina, grazie anche a una Chiesa che sta aiutando la società a ritrovare la giusta direzione concentrando la propria attenzione e la propria missione verso chi resta più indietro. Perdere questo dono particolare ed universale che la città di Roma possiede, è un errore che non possiamo permetterci.
Paolo Masini, consigliere di Roma Capitale
Davvero appassionata la sua lettera, caro consigliere Masini. Appassionata e utile, anche per l’occasione che mi offre di tornare sull’importante appello-proposta-interpellanza che un nutrito e qualificato gruppo di associazioni e reti associative cattoliche nonché alcuni illustri intellettuali ha rivolto pubblicamente ai due contendenti per il Campidoglio: il sindaco uscente Gianni Alemanno e lo sfidante (in testa dopo il primo turno) Ignazio Marino. Certo, anche a mio parere, in quell’appello mancano un paio di cose. Manca un richiamo esplicito a un soggetto che per la Chiesa è destinatario della più prioritaria delle attenzioni: gli ultimi della nostra società. Un passaggio chiaro su questo punto sarebbe stato opportuno: ma devo dire – sarà questione di sguardo positivo e fiducioso quando leggo nomi come quelli posti in calce al documento… – che non ho avuto difficoltà a trovarlo in modo implicito in uno dei tre punti chiave del testo, quello dedicato allo "stare dalla parte della vita", dal suo primo inizio alla fine naturale. Come la Chiesa insegna, come lei sottolinea e come noi di "Avvenire" continuiamo a raccontare sulle nostre pagine, schierarsi per la vita significa accoglierla, difenderla e sostenerla anche per tutti i possibili "durante" tra l’alfa e l’omega di un’esistenza, soprattutto – non mi stanco di ripeterlo – in quelli segnati dalla fragilità, dalla sofferenza, dalla sopraffazione, dallo sfruttamento, dall’emigrazione, dall’emarginazione. Chiunque infatti vede e sperimenta che sono proprio quei difficili "durante" con le loro vertigini, povertà e miserie esistenziali, morali ed economiche che rendono possibile la grandezza dell’incontro e del dono reciproco ma purtroppo consentono pure lo strazio della vita e l’esaltazione della "libertà" di dare e darsi la morte. Manca, poi, anche qualche firma al testo, manca cioè qualche voce importante del laicato cattolico italiano e romano. Lei lo rimarca e anch’io lo penso. E penso che il problema più serio sarebbe stato degli assenti, se la mancanza fosse stata voluta. Ma siccome mi risulta – perché l’ho verificato con gli interessati – che è stata prodotta dalla rapidità che si è fatta fretta con la quale, sabato scorso, si sono mossi i promotori dell’appello-proposta-interpellanza ai candidati sindaco di Roma, prendo quella mancanza per quello che è. Cioè la valuto, ma non la sopravvaluto. Non amo gli unanimismi di facciata e mi piace l’articolazione fertile dei mondi cattolici italiani, ma so molto bene che l’unità sull’essenziale è la più grande ricchezza che noi cattolici abbiamo. Nessuno si illuda, su questo punto e in qualunque vicenda elettorale, di giocare stolidamente a dividere "per definizione" i cattolici, magari rispolverando l’eterna falsa contrapposizione tra verità sull’uomo (che sarebbe di destra) e carità per l’uomo (che porterebbe a sinistra). Da chi ci amministra, a Roma o altrove, ci aspettiamo parole chiare e fatti conseguenti. E ogni amministratore o aspirante tale verrà valutato per quel che dice o non dice, e per quel che ha già fatto nella sua azione pubblica e per ciò che si propone di fare. Per questo ambiguità non sono degne e non dovrebbero essere coltivate, da nessuno. Certo, gentile consigliere, a fare le domande giuste e a chiedere risposte adeguate si prendono dei rischi nei giorni delle astuzie da comizio e nel tempo del "politicamente corretto". Si rischia di essere attaccati, tacitati, caricaturati, snobbati, strumentalizzati... Ma attenzione: chi fa finta di non sentire le domande o divaga nelle risposte non può prendersela con chi, invece, risponde. Gianni Alemanno si è esposto con nettezza, preparandosi a rendere conto all’opinione pubblica ed è su questa base che lei lo critica, sottolineando – dal suo punto di vista – contraddizioni e insufficienze. Ignazio Marino, anche se lei pensa che una risposta del candidato del centrosinistra sia "in corso", ha invece scelto di non parlare affatto chiaro, anzi non ha proprio voluto degnare di risposta diretta quelle "scomode" domande. Lasciamo perdere lo stile, ognuno ha il suo, e stiamo alla sostanza. Se fa così perché ritiene, un po’ come lei, che su quei temi scelte negative o forzature improprie a livello amministrativo non dovranno esserci, lo dica. Lo registreremo più che volentieri. Se è convinto, invece, che a Roma sui temi della famiglia, della vita e della libertà educativa servano (inutili, ma propagandistiche) forzature, si spieghi. Registreremo anche questo, in modo da far capire bene come stanno le cose. A lei, auguro di cuore di essere efficace nel suo impegno politico a Roma e per Roma, efficace e coerente.
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