domenica 29 dicembre 2013
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Caro direttore,
più volte negli ultimi giorni il presidente del Consiglio Enrico Letta ha sottolineato che le redini della politica italiana sono in mano al 'suo' gruppo di quarantenni. Il capo dello Stato, che certamente ha in mano la politica italiana, ma che non è un quarantenne, si deve essere offeso e ha incominciato un ripasso di come si governa, come si fanno i decreti ecc.. Così si allinea alla teoria di Letta, spiegando che al gruppo dei suoi quarantenni deve aggiungere un ottantenne che si fa in due: il primo quarantenne fa il capo dello Stato, il secondo fa il consulente emerito del capo del Governo; due quarantenni in più. È Natale, direttore, e io ho 77 anni. Auguri a lei e a tutti i suoi collaboratori, di qualunque età.
Camillo R​onchetti, Milano
Non credo, caro signor Ronchetti, che il presidente Napolitano si sia offeso per le parole del premier Letta. Anche perché penso che in quella frase sui quarantenni (lustro più, lustro meno) ci fosse non tanto una indiscriminata polemica verso i vent’anni di cosiddetta Seconda Repubblica e chi li ha politicamente dominati e gestiti, quanto piuttosto una volenterosa idea di servizio tutta declinata al futuro che accompagnava una solenne assunzione di responsabilità “generazionale”. Questo, almeno, io ho colto nelle parole di Enrico Letta, rivolte non solo a quelli della sua parte, ma a tutti coloro che in ogni formazione politica stanno assumendo ruoli di primo piano e i doveri che a quei ruoli conseguono. Questo, del resto, è quanto spero per il mio Paese. Vorrei cioè che l’esperienza e la competenza di tanti, e lo slancio di una nuova generazione di leader, venissero messi positivamente a frutto. Vorrei che energie più giovani finalmente valorizzate ci spingessero sulla via di una ripresa a tutto tondo: morale, politica ed economica... Ragionare serve, e sperar non nuoce. Ho 55 anni, caro amico, e mi considero un ottimista che fa i conti con la realtà. Ho imparato, infatti, sin da bambino che la saggezza degli anziani ci è indispensabile, ma che non tutti gli anziani sono saggi. Ed esattamente allo stesso modo so che avere trenta o quarant’anni è una garanzia di forza e di idee, non sempre di mète chiare, condivisibili e coinvolgenti (dallo scorso febbraio abbiamo il più giovane Parlamento d’Europa, e per quanto ha fatto sinora purtroppo non ce ne possiamo gloriare...). Ci sono momenti, però, nei quali cambiare democraticamente aria, teste e facce al vertice dei partiti e là dove si fanno le leggi e le scelte di governo diventa importante, nella sostanza e anche come esplicito segnale all’opinione pubblica. Credo che il primo a pensarla così sia proprio il capo dello Stato, rieletto suo malgrado alla più alta magistratura della Repubblica e soprattutto preoccupato di disincagliare la Nave Italia dalle secche riformatrici in cui è stata cacciata da “capitani” purtroppo niente affatto coraggiosi, occupati da molti interessi e preoccupati di molte questioni, ma purtroppo poco e nulla animati dalla consapevolezza di dover fare prima di tutto la cosa giusta per il Paese e per la nostra gente.
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