Quali cantieri servono anche alla politica italiana
sabato 18 febbraio 2017

Proprio nei giorni in cui rischia di consumarsi l’ennesima scissione a sinistra, si sente più forte il bisogno di tornare a parlare di politica. Non per prendere le parti di una delle fazioni in gioco, né per ipotizzare scenari o nuove stagioni. È un fatto che la crisi interna al Partito democratico riguardi l’ultimo e l’unico degli attuali partiti nati dall’incontro di due grandi famiglie politiche del Novecento, quella popolare cattolica e quella post-comunista. Il Pd è una creatura recente, immaginata nel 2007 per rispondere al bisogno di unità dello schieramento di centrosinistra già evocato in embrione dall’Ulivo di Romano Prodi e, al termine di una parabola decennale che ha avuto alterne fortune, è stata messa in forte difficoltà dalla crisi della globalizzazione e dall’avvento dei populismi.

È proprio il diverso contesto di riferimento a rendere necessaria, come non mai, una riflessione sui cosiddetti 'contenitori' politici, che risponda alle seguenti domande: ha ancora senso, in un tempo in cui la partecipazione sembra andare a ondate (virtuali, in particolare) insistere sulla forma 'partito'? E se sì, da cosa si dovrebbe ripartire? Si tratta di interrogativi che, come si vede, solo in parte hanno a che fare con la frattura apertasi tra le diverse anime di Largo del Nazareno, perché più in generale parlano del rapporto tra cittadini e rappresentanza. Finita l’era del 'partito liquido', in cui il leader era chiamato a intercettare i flussi d’opinione e doveva incarnare un profilo di politico smart, non per forza si deve tornare alle strutture pesanti del passato. Semmai, sembra essere scattata l’ora del 'partito comunità' e dello 'schieramento comunità', in cui il leader per essere tale deve mostrare capacità di mediazione (e di coalizione). Tra i cittadini, innanzitutto, e poi tra iscritti e militanti. È infatti il territorio, con le sue contraddizioni e le sue potenzialità, il termometro di riferimento per chiunque aspiri a risolvere i problemi di questa fase storica. Ben prima e ben più di caminetti chiusi, congressi aperti, finanche delle primarie.

Ben prima delle adunate di popolo convocate online (a scrutinio segreto e con esito scontato). Un 'partito comunità', invece di elaborare politiche staccate dalla realtà, dovrebbe innanzitutto rimettere piede nelle periferie perdute o nelle assemblee autoconvocate di tanti lavoratori, tra le giovani famiglie che da decenni sembrano senza 'cittadinanza' e certamente sono senza attenzione. Serve un preventivo bagno di realismo, che cominci dalla presa d’atto che siamo di fronte a un cambio d’epoca. Non a uno scontro di potere.

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