Collette commoventi e vere in Cambogia, Congo e Bangladesh
sabato 4 marzo 2017

Il ricordo che ho di Kdol Leu è quello di un villaggio sperduto in un’area rurale della Cambogia profonda. Ho qualche dubbio che i cattolici che vi frequentano la piccola chiesetta – un pugno, in un oceano di buddisti – siano stati raggiunti dalle parole pronunciate ieri da Papa Francesco durante l’omelia in Santa Marta. Il digiuno – ha detto Bergoglio, citando Isaia – «non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato?».

A Kdol Leu ci hanno provato: un gruppo di bambini della parrocchia ha raccolto 3,2 euro da destinare ai coetanei in Siria. Avete letto bene: 3,2 euro. Una cifra – ai nostri occhi esigua, anzi: ridicola – che invece «ha un grande significato », come spiega AsiaNews: per molti di loro, infatti, la merendina sostituisce il pasto del mezzogiorno. In pratica i ragazzi, per aiutare i bambini siriani, hanno saltato il pranzo per due settimane. Non è la prima volta che dagli ultimi della terra riceviamo significative lezioni di solidarietà. Nel dicembre scorso (anche 'Avvenire' lo aveva raccontato), da Kingoué, un distretto di trenta villaggi nella Repubblica democratica del Congo, in una zona priva di energia elettrica e acqua corrente, erano arrivati 238 euro per i terremotati dell’Italia centrale. In quel caso, a far da tramite era stato don Ghislain, un sacerdote congolese che ha studiato nel Belpaese. Poco prima di Natale, a Mirpur, cintura periferica di Dacca, capitale del Bangladesh, un gruppo di alunni della scuola parrocchiale (cattolici, musulmani e indù) aveva raccolto 470 euro, per le popolazioni terremotate del Centro Italia.

Non si tratta di cedere alla retorica di stampo deamicisiano: qui il punto è che, al di là dell’entità modesta delle cifre in gioco, in tutte le situazioni citate siamo in presenza di qualcosa che è molto simile all’obolo della vedova per il quale Gesù esprime, nel Vangelo, tutta la sua ammirazione e gratitudine. «Il Signore chiede un digiuno vero, attento al prossimo», ci ricorda il Papa. Altrove, a migliaia di chilometri da Roma, stanno già mettendo in pratica quest’invito. E noi, che Francesco lo udiamo ogni giorno, con ogni mezzo possibile?

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