domenica 26 maggio 2013
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Gentile direttore,
talvolta nella vita di ciascuno, ci sono dei piccoli avvenimenti che stupiscono e lasciano incantati.
E che vanno raccontati per la loro bellezza. È sera, incontro un giovane parroco: è stanco per gli impegni nella nuova parrocchia. Maggio, mese di sacramenti per i bambini e i ragazzi.
«Vedi il mio orologio?», dice. Poi resta in silenzio, pensoso, sorridente. Guardo l’orologio sulla scrivania: pieno di gocce d’acqua e inutilizzabile.
Poi guardo lui. Un attimo e inizia il racconto. «La scorsa settimana stavo confessando una bimba per la Prima Comunione, quando mi sento chiedere: «Ma Don, cosa hai fatto all’orologio?
Come fai a leggere le ore?». Allora, le ho detto che innavertitamente l’avevo bagnato, che ancora funzionava, ma le ore erano illeggibili. La bimba ha sorriso e finita la funzione è tornata a casa.
Alla sera il papà le ha chiesto quale regalo volesse per la Prima Comunione. «Niente – ha risposto – mi avete già dato tante cose nella vita. Papà, potrei avere invece un regalo per un’altra persona?». E il papà: «Ma sì, se possibile: che cosa?». E lei: «Vorrei un orologio per il Don, il suo è pieno d’acqua!». E l’amico prete, sorridendo, mi mostra l’orologio nuovo al polso, regalo della bimba per il suo importante momento di fede.
Rimaniamo alcuni secondi in silenzio. Sono commossa. Penso alla gioia della bimba per il sacramento ricevuto e anche per il regalo donato a una persona importante per lei. Un esempio di affetto e di bene che ha sorpreso anche il parroco. Quella bambina ha forse rinunciato a qualcosa d’importante per rendere contento il suo Don. Ha fatto del bene secondo le sue possibilità. Ritornano subito alla mente le parole di Papa Francesco in una recente omelia a Santa Marta: «Non si può decidere di fare il bene. Il bene si deve fare! Tutti abbiamo questo comandamento dentro... fare il bene...». Ma di questo, spesso noi adulti ci dimentichiamo.
Ricercare il bene, fare il bene sempre e dovunque, per render più giusta e umana la nostra vita e la società. È una piccola storia, gentile direttore, ma spesso accantoniamo e ignoriamo la luminosità di pensiero dei bambini o la trasparente saggezza degli anziani. Mi permetta una conclusione per noi adulti distratti: dai bambini e dagli anziani, c’è sempre da imparare.
Elisabetta Musitelli, Zogno (Bg)
 
Proprio così, cara dottoressa Musitelli: dai piccoli e dai vecchi c’è sempre da imparare. E forse stiamo diventando meno 'capaci di bene' proprio perché nella nostra società abbiamo propagandato e propagato luoghi e progetti di vita dove i bambini e gli anziani sono considerati o, comunque, diventano 'di troppo': ingombranti, scomodi, non accettati, addirittura negati. Che sciupìo di vita, di saggezza e di futuro. Ma non è così per tutti, non è così ovunque. E storie gentili, semplici e profonde come quella che lei ci regala oggi ci aiutano a ricordare. Cioè, letteralmente, ci riportano dentro al cuore questa consapevolezza tenace e buona. E lì, nel cuore, troviamo già tutto. Perché è proprio come dice Papa Francesco: la capacità di bene è un comandamento che «abbiamo dentro». Ogni tempo – anche e soprattutto questo duro e rapace, sentenzioso e polemico che viviamo – è il tempo giusto per farlo uscire fuori.
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