giovedì 8 gennaio 2009
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Caro Direttore, sono un vecchio abbonato ad Avvenire e con vivo piacere ho letto sul supplemento «Noi» del 21 dicembre scorso la notizia che a Vicenza anche i nonni vanno a catechismo per «insegnare» la fede ai nipoti. A proposito, sento, però, il dovere di far rilevare (e non certo per una mera primogenitura) che il Settore Adulti dell’Azione Cattolica da moltissimi anni si preoccupa di sollecitare l’istituzione di opportune «scuole dei nonni» (offrendo come strumenti numerosi testi editi dall’Ave) per un cammino formativo dei suoi soci anziani affinché questi, aiutati dalla fede, avvertano sì le fatiche e gli acciacchi dell’età ma anche la responsabilità che poi nasce da battesimo: essere chiamati dal Signore della vita – ad ogni età – a donare sempre e comunque. I nonni poi non sono soltanto preziosi collaboratori dei genitori nell’accompagnare e nell’assistere dei loro figli, ma veri educatori dei nipoti. E, poiché questi ultimi hanno il diritto di crescere nella fede, va ricordato che Dio si fa conoscere anche attraverso le persone che stanno intorno. E chi – più dei nonni – è testimone della tradizione della fede, ispiratore di saggezza, deposito d’esperienza?

Daniele Lorenzo, Roma

Dei nonni, oggi, si fa un gran parlare. Per diversi motivi, tutti importanti, tali da porre la questione all’ordine del giorno. Innanzitutto perché la società italiana invecchia, a causa della crisi demografica e della maggiore aspettativa di vita: la popolazione appartenente alla terza età ha ormai raggiunto un terzo del totale, e l’attuale assetto della previdenza sociale, del welfare state, del sistema assistenziale mostra la corda, necessitando di un ridisegno profondo. Altro aspetto evidente è il ruolo sussidiario che i nonni svolgono nell’istituto familiare e nell’economia domestica, occupandosi molto spesso – laddove papà e mamma lavorano entrambi fuori casa – della cura e della crescita dei nipotini. Infine c’è il solito consumismo, che trova nella terza età una fiorente possibilità di mercato: palestre, cure termali, viaggi e letture per i pensionati ecc. Viceversa, forse è ancora carente la considerazione degli anziani alla luce della fede cristiana, come persone che hanno già compiuto gran parte del percorso terreno e che ci tramandano la fede secondo una modalità vissuta; fede che dà significato, positività e un ruolo educante anche all’autunno della vita, come testimoniano le esperienze da lei citate. A questo riguardo conviene andare a rileggere un passo, più che mai attuale, della stupenda Lettera che il Santo Padre Giovanni Paolo II indirizzò agli anziani il 1° ottobre 1999: « ... La comunità cristiana può ricevere molto dalla serena presenza di chi è avanti negli anni. Penso, soprattutto, all’evangelizzazione: la sua efficacia non dipende principalmente dall’efficienza operativa. In quante famiglie i nipotini ricevono dai nonni i primi rudimenti della fede! Ma sono molti altri i campi a cui può estendersi il benefico apporto degli anziani. Lo Spirito agisce come e dove vuole, servendosi non di rado di vie umane che agli occhi del mondo appaiono di poco conto. Quanti trovano comprensione e conforto in persone anziane, sole o ammalate, ma capaci di infondere coraggio mediante il consiglio amorevole, la silenziosa preghiera, la testimonianza della sofferenza accolta con paziente abbandono! Proprio mentre vengono meno le energie e si riducono le capacità operative, questi nostri fratelli e sorelle diventano più preziosi nel disegno misterioso della Provvidenza » . Quanto alle iniziative che l’Azione cattolica sta portando avanti, su alcuni aspetti precedendo una sensibilità generale, sappia che a me fa solo piacere che lei lo ricordi. Vengo da lì anch’io, e l’Ac, una volta che la si incontra davvero, resta nell’anima.

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