venerdì 26 aprile 2013
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È voglia di scandalismo, quella di chi denuncia la presenza di uno "sponsor filo-nazista per le guglie del Duomo". Scandalismo a buon mercato, se si considera che l’importo del contributo ricevuto ammonta all’iperbolica somma di 50 euro (cifra che peraltro non compare nella paginata che viene dedicata all’argomento con dovizia di altri particolari). Quello che l’associazione in questione ha ricevuto "in cambio" dell’offerta elargita, non è nient’altro che l’attestato standard rilasciato automaticamente a tutti coloro che partecipano al sistema di "piccole donazioni" on-line versando importi di 10, 25, 50 euro. È evidente che chiunque può offrire il proprio contributo via web collegandosi al portale della Veneranda Fabbrica del Duomo, ed è altrettanto evidente che la Fabbrica non può esigere il pedigree dei donatori. Dov’è dunque il misfatto? Dov’è l’oltraggio arrecato a una campagna condotta all’insegna della massima trasparenza per dare a ogni cittadino la possibilità di portare il proprio mattone – piccolo o grande che sia – al restauro di quello che è da sempre un simbolo unitivo per la città di Milano?
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