Il riarmo russo e l'Ucraina: gli alti satelliti vedono. E noi?
lunedì 6 dicembre 2021

Gli occhi dei satelliti militari che, lassù in alto, gravitano attorno alla Terra registrano da settimane un massiccio addensamento di truppe russe al confine con l’Ucraina, decine e decine di migliaia di uomini con blindati e artiglieria, scriveva sabato il "Washington Post", parlando di una possibile offensiva di Mosca che potrebbe inaugurare il 2022. La notizia, tuttavia, è scivolata rapidamente in basso nei siti web. Un mese fa, un generale del Pentagono aveva ammesso che l’intelligence Usa era spiazzata dall’ultima impresa cinese, il lancio di un missile ipersonico (6.700 chilometri all’ora), che alla fine dell’estate ha fatto il giro del pianeta, mancando di appena 30 chilometri il bersaglio stabilito, in una regione desertica dell’Asia. "Lunga marcia", si chiama il missile in questione, e pochi giorni fa dal Pentagono ne hanno resa nota un’altra virtù, cioè il possedere una seconda testata autonoma, destinata a contrastare e potenzialmente ad annientare le difese missilistiche dell’obiettivo. Leggendo, a più d’uno si è stretta la gola.

Anche "Lunga Marcia" tuttavia è stato abbastanza snobbato dal web. E di Zircon, il suo fratello ipersonico russo, spedito in orbita a luglio, ricordate d’avere sentito parlare? Dalla fregata Ammiraglio Gorskhov, in navigazione nel Mar Bianco, Putin si è mostrato trionfante: «Questa nuova generazione di armi russe non ha eguali nel mondo».

Ma noi, alle prese con il Covid, non sembriamo granché coscienti di cosa sta accadendo. Ogni sera l’amaro computo dei morti, e le battaglie sul Green pass, e, in vacanza dove si può andare? La lotta contro il virus ci ha presi totalmente. Ma il mondo si sta riarmando. Nel 2020, primo anno di Covid e di crisi economica globale, le spese per gli armamenti sono cresciute del 2,6 per cento rispetto all’anno prima, un settore florido. L’Occidente tiene dietro al riarmo russo, i Paesi asiatici e anche gli Usa a quello cinese. E ora, i missili ipersonici. Un esperto di intelligence Usa ha avvertito che i droni sono ormai roba arretrata: armi al laser, soldati robot e vettori ipersonici, questo è il Terzo millennio.

E riferendosi al lancio di "Lunga marcia" un generale americano ha garantito in un’intervista che si tratta di qualcosa quasi paragonabile al "momento Sputnik" del 1957, quando il primo satellite dell’Urss lasciò sgomenti gli Usa, e fu una potente spinta alla Guerra fredda.

Guerra fredda? Non la conoscono i ragazzi, ma se ne ricordano bene i nostri padri e nonni: che, reduci dal conflitto mondiale, avevano coscienza di come la pace mondiale fosse sempre sospesa a un delicato, fragile punto di equilibrio. Anche chi scrive ha il ricordo di quella silenziosa apprensione in famiglia, dopo i tg in bianco e nero, certe sere. Lo sguardo degli uomini che erano tornati dal fronte e delle donne che avevano visto i bombardamenti distruggere le città, avevano ancora dentro come una sorta di inquietudine: ma, davvero sarà finita? Sembravano chiedersi.

Poi siamo arrivati noi, i figli del boom, e le bombe e i lager e il Don e erano già solo un racconto degli adulti. Siamo cresciuti in un’Europa nata sulle macerie, che prometteva di essere unita, giusta, democratica. Forse ci siamo seduti un po’ troppo su questa certezza? Sembra che diamo questo elemento per scontato. Abbiamo, è vero, cento guai, disoccupazione, inquinamento, cambiamenti climatici, disagio giovanile - e su tutto questo virus, che non se ne va. Ma, quanto alla pace e per lo meno in casa nostra, non ce ne diamo troppo pensiero. Come fosse una faccenda scontata. La guerra, da noi? Impossibile, via.

In questo senso i carri armati di Putin alle porte dell’Ucraina, mai tanti quanti ora, sono un po’ disturbanti – l’Ucraina è Europa. Giriamo la pagina di giornale, lasciamo scorrere il titolo sullo schermo del pc, lasciamolo andare giù, come anche quell’altra storia dei missili ipersonici che cominciano a ronzarci attorno. A 6.700 chilometri all’ora circumnavigano silenti il pianeta, mentre noi lavoriamo, o mettiamo i bambini a letto, la sera. Ecco, i bambini: quelle armi spaventevoli e i nostri figli. Ci pensiamo abbastanza? O non dovremmo averne una coscienza maggiore? Almeno come i nostri genitori: quella inquietudine, a certe notizie, che mescolava nei loro occhi ansia, memoria, sollecitudine per noi, e, in alcuni, preghiera. Perché, avendo visto, non potevano cullarsi in un troppo facile "non succederà più".

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