lunedì 30 maggio 2022
Putin chiude a colloqui diretti con Zelensky. L'Europa non trova una via unitaria per nuove sanzioni, mentre Biden nega i missili a lunga gittata. Dal Cremlino un'"attenzione" sospetta verso Roma
Guerra giorno 96: le prove di diplomazia con Erdogan e l'"attacco" all'Italia
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Nel suo 96° giorno la guerra in Ucraina vede complicarsi il quadro politico-diplomatico e farsi più confusa la situazione militare, mentre arrivano segnali ostili da Mosca verso l’Italia e un giornalista tv francese, Frédéric Leclerc-Imhoff, 32 anni, è stato ucciso da una scheggia di obice nei pressi di Severodonetsk. Innanzi tutto, dal vertice europeo di Bruxelles emerge la difficoltà della Ue di fare quadrato sul nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia e di procedere allo stop del petrolio di Mosca, a causa del no ribadito dal premier ungherese Orbán.

Le misure economiche finora varate contro il Cremlino e gli oligarchi hanno certamente danneggiato l’economia russa e porteranno a un peggioramento, soprattutto per l’impossibilità di ottenere tecnologie e pezzi di ricambio in molti settori industriali vitali. Ma per arrivare al grippaggio del sistema servirà altro tempo. Nel breve periodo, non si è vista una ricaduta diretta sulle operazioni militari, e questo fa probabilmente aumentare la riluttanza a spingere sulle sanzioni.

Restano inoltre le forti resistenze a rinunciare agli approvvigionamenti energetici da Mosca, sia per il petrolio sia per il gas. La situazione dei 27 è variegata per dipendenza dalle fonti russe e si sta ulteriormente divaricando per le interruzioni forzate che nascono dal rifiuto di pagare in rubli, di cui alcuni Stati membri stanno già subendo le conseguenze. In queste ore è toccato all’Olanda, alla quale Gazprom ha bloccato il metano, come è successo a Bulgaria, Polonia e Finlandia (colpita per la richiesta di adesione alla Nato) e come potrebbe accadere alla Danimarca.

Le divisioni fra alleati europei sono accresciute dalle voci che circolano a proposito di presunti avvertimenti circa imprecisate “conseguenze” che Putin avrebbe recapitato direttamente al presidente francese Macron e al cancelliere tedesco Scholz durante la loro telefonata di sabato. Ciò avrebbe consigliato alla Germania di perlomeno rallentare la consegna di nuove concessioni militari. Niente è confermato, ma sul fronte degli aiuti bellici la confusione è aumentata con la dichiarazione del presidente americano Biden, secondo il quale gli Usa non daranno a Kiev missili a lunga gittata capaci di colpire sul suolo russo. Quale sia la “lunga gittata” non è però ancora chiaro, perché nello stesso momento altre fonti confermavano l’invio di lanciatori MLRS con capacità fino a 300 chilometri. La decisione, in un senso o nell’altro, potrebbe avere un peso rilevante nell’economia del conflitto a medio periodo.

Nel frattempo, si deve registrare l’ennesima iniziativa per il dialogo avviata dal presidente turco Erdogan, che ha parlato con Putin ottenendo tuttavia un diniego all’allargamento della telefonata anche a Zelensky. Ankara si è detta nuovamente disposta a ospitare un tavolo ai massimi livelli sul proprio territorio, ma la trattativa stenta a decollare. Unica apertura del Cremlino sul tema del grano da esportare. Pesa ovviamente la situazione sul terreno dove, malgrado le notizie degli ultimi giorni, non sembra così trionfale l’avanzata dell’Armata di invasione.

Secondo l’Institute for the Study of War, Putin sta ora impiegando uomini e munizioni soprattutto contro Severodonetsk, l'ultimo grande centro abitato rimasto nell’oblast di Lugansk, come se la sua conquista potesse far vincere la guerra al Cremlino. Sarebbe un calcolo sbagliato, a parere degli analisti. Quando la battaglia di Severodonetsk finirà, a prescindere da quale delle due parti prenda il controllo finale della città, l'offensiva russa a livello operativo e strategico raggiungerà probabilmente un culmine provvisorio, dando all'Ucraina la possibilità di ricominciare le sue controffensive per respingere le forze di Mosca. I progressi intorno a Severdonetsk sarebbero proprio dovuti in gran parte al fatto si sono concentrati su questo obiettivo forze e arsenali provenienti da tutti gli altri assi della manovra a tenaglia che era in corso nel Donbass. Non a caso Kiev è riuscita a fare partire una limitata controffensiva nel Sud, verso Kherson, aprendo un nuovo fronte per Putin, dove sembrava che la conquista fosse ben consolidata.

All’interno della crisi, infine, un capitolo a sé merita la specifica “attenzione” che Mosca sembra riservare al nostro Paese. Prima l’ostentata indifferenza al piano di pace proposto dal ministro degli Esteri Di Maio, poi la minaccia da parte del gruppo hacker filorusso Killnet di attacchi devastanti contro l’Italia, infine l’annuncio della distruzione dei pezzi di artiglieria che Roma ha inviato alla resistenza ucraina. Annuncio tanto più “sospetto” perché poi informalmente smentito da Kiev, secondo il quale la notizia non corrisponde al vero, e poi anche da fonti della nostra Difesa.

Il Cremlino potrebbe vedere nell’Italia uno degli anelli deboli del fronte occidentale. Siamo un grande Paese con influenza nella Ue, che ha al suo interno importanti partiti governativi sempre meno inclini a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina oltre ad avere un’opinione pubblica spaccata sugli aiuti militari. Cercare di spostare l’asse politico di Roma verso una maggiore “neutralità” potrebbe essere quindi funzionale alla strategia globale di Vladimir Putin.

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