martedì 17 maggio 2022
La vittoria nella battaglia dell'acciaieria Azovstal ha valore simbolico per Mosca, ma la narrazione che accompagna l'Armata russa indica le difficoltà per il Cremlino, sul campo e a livello politico
Guerra giorno 83: la resa a Mariupol e Putin che guida le truppe dal Cremlino
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Nell’83° giorno della guerra in Ucraina, arriva la resa completa dei resistenti dell’acciaieria Azovstal. Un evento dall’alto valore simbolico, mentre dal punto di vista militare e strategico la caduta di Mariupol era già stata ampiamente prevista nei piani dei belligeranti. La brevissima tregua e il parziale scambio di prigionieri tra russi e ucraini hanno aperto un piccolo spiraglio anche per altre situazioni simili, ma le speranze di un dialogo su più larga scala sono subito naufragate per il diniego opposto da entrambe le parti a proseguire i negoziati.

Non è ancora chiaro che cosa accadrà ai combattenti che il presidente Volodymyr Zelenskiy ha chiamato “eroici difensori della città”, ma che i parlamentari russi hanno definito "criminali nazisti". Un deputato ha chiesto che siano subito condannati alla pena di morte. Mosca da sempre dipinge il Reggimento Azov come uno dei principali responsabili del presunto nazionalismo radicale anti-russo o addirittura del nazismo da cui dice di dover proteggere i russofoni ucraini. Il Cremlino ha comunque dichiarato che i miliziani saranno trattati in linea con le norme internazionali, mentre il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Malyar si è detta convinta che avrà luogo una procedura di scambio per il loro ritorno a casa. Una soluzione che la Duma vuole però vietare.

Ma al di fuori del successo che Mosca ha ottenuto a Mariupol, i segnali che giungono non sembrano favorevoli al Cremlino. Va premesso che si tratta per la maggior parte di informazioni non completamente verificate o comunque di dichiarazioni non attribuibili ai vertici dell’apparato politico-militare che guida le operazioni. Tuttavia, va anche notato che la Russia si era distinta in anni recenti per l’eccellente capacità di veicolare fake news ed elementi di propaganda in occasione di elezioni o passaggi rilevanti in patria e in altri Paesi messi nel mirino. Si dovrebbe quindi concludere che l’attuale incapacità di contrastare una narrazione pesantemente negativa evidenzi la difficoltà reale di Putin in questa fase del conflitto.

Innanzitutto, fonti militari occidentali sostengono che il presidente russo è ora direttamente coinvolto nella gestione quotidiana della guerra. Sarebbe lui a prendere decisioni normalmente assunte dagli ufficiali sul campo. E altri, dinanzi alla sostanziale impreparazione a sostenere lo sforzo bellico sul lungo periodo, sottolineano che forse il fattore più importante che ha spinto Putin a lanciare in febbraio l’"operazione militare speciale" contro l'Ucraina è la consapevolezza del peggioramento delle sue condizioni di salute, se è vero quanto riferiscono diverse fonti sul cancro da cui sarebbe affetto.

“In chiaro” e non un’indiscrezione è stato invece lo straordinario scambio di battute sull’invasione avvenuto nel talk show di punta della tv di stato. L'analista militare e colonnello in pensione Mikhail Khodarenok ha detto apertamente alla conduttrice Olga Skabeyeva: "La situazione per noi peggiorerà sicuramente. Siamo in un totale isolamento geopolitico, la situazione non è normale". Abituati, in televisione, al martellamento aggressivo su un Occidente che minaccia la Russia attraverso Kiev e riceve la punizione che merita, gli spettatori di Mosca e dell’intero Paese saranno rimasti basiti davanti all’analisi del tutto controcorrente da parte di un autorevole esponente della nomenclatura. Che ha poi rincarato la dose evidenziando il basso morale delle truppe rispetto a quelle ucraine, fortemente motivate a difendere la propria patria.

E infatti in Donbass, secondo testimonianze concordanti, nelle ultime ore le forze russe non hanno compiuto alcun progresso intorno a Severodonetsk, attualmente la battaglia principale, e non sono riuscite ad avanzare verso Lyman, a metà strada tra Izyum e Severodonetsk. Inoltre, l’efficace attacco compiuto nei giorni scorsi dall’esercito di Kiev presso il fiume Siverskiy Donets, sempre nei pressi di Severodonetsk, continua a suscitare sconcerto sui social media russi, poiché nell’azione avrebbero trovato la morte quasi 500 soldati e oltre 80 carri armati e blindati sarebbero stati distrutti.

Sul piano diplomatico, mentre il Parlamento finlandese ha dato il via libera alla richiesta di adesione alla Nato quasi all’unanimità, la Russia ha annunciato l'intenzione di ritirarsi dal Consiglio degli Stati del Mar Baltico, dopo che il forum politico intergovernativo aveva sospeso Mosca in risposta all’aggressione all’Ucraina. L’isolamento di cui ha parlato in diretta tv il colonnello Khodarenok sembra concretizzarsi nei fatti.

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