lunedì 13 giugno 2022
Tentennamenti di Biden, cautela europea: sembra cambiata la linea verso Kiev. Ma sarebbe paradossale avere alimentato la resistenza per poi lasciare che il Cremlino ottenga piena la vittoria sul campo
Guerra giorno 110: il rischio del "tradimento" dell'Occidente con meno aiuti
COMMENTA E CONDIVIDI

La Guerra in Ucraina, giunta al giorno 110, sembra entrata in una fase di accelerazione militare e politica. Sul campo, nell’Est, la forza dei cannoni e dei missili russi sta progressivamente piegando la coraggiosa resistenza dell’esercito di Kiev, i cui arsenali si stanno progressivamente svuotando. Questo scenario bellico si collega strettamente a quanto decideranno i Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, rispetto alle forniture di armi e di aiuti. Appuntamenti importanti sono la terza riunione del gruppo di contatto costituito dalla Nato e altre nazioni schierate contro la Russia che si terrà mercoledì 15 giugno a Bruxelles. Seguirà la probabile visita dei tre leader europei Macron, Scholz e Draghi a Zelensky, giovedì, in vista del vertice Nato di fine mese.

Come ha ben sintetizzato il “Wall Street Journal”, il conflitto in Ucraina si è trasformato in uno spietato duello di artiglieria in cui la Russia sta guadagnando costantemente terreno grazie al suo schiacciante vantaggio in termini di potenza di fuoco. Mentre gli Stati Uniti e gli alleati si riuniscono e valutano se e quali nuovi aiuti militari inviare a Kiev, il destino dell'Ucraina dipende in gran parte dalla rapidità e dalla quantità con cui arriveranno armi pesanti e a lunga gittata.

Senza un aumento dei rifornimenti bellici e una loro veloce consegna, Kiev rischia la sconfitta nel Donbass. Questo aprirebbe la strada a Mosca per proseguire l'offensiva verso Odessa e Kharkiv, dopo essersi riorganizzata nei prossimi mesi, e potenzialmente fino alla capitale, obiettivo fin dalla prima ora del 24 febbraio. Gli analisti occidentali sono comunque incerti sul fatto che il Cremlino possa disporre dei mezzi per raggiungere una conquista completa.

Non ci sarà un tracollo improvviso delle truppe ucraine, una rotta totale dello schieramento sul fronte orientale, ma un progressivo arretramento per evitare di perdere inutilmente uomini e mezzi. Kiev non è attrezzata per produrre nuove armi nel corso del conflitto, Mosca invece può contare sulle entrate provenienti dall’esportazione di energia che la rendono temporaneamente più ricca, anche se l’industria tecnologica russa sta subendo il peso delle sanzioni. Non è comunque un mistero che la capacità delle forze armate di Zelensky di reggere per quasi quattro mesi l’urto dell’Armata di invasione venga dal sostegno dato da America ed Europa. I recenti tentennamenti di Biden e la cautela dei grandi Paesi europei, a partire dalla Germania, sembrano segnalare un cambio di linea, di cui Mosca può approfittare.

Sarebbe paradossale se, dopo aver prolungato la guerra e messo i difensori in posizione quasi paritaria sul terreno con gli invasori di gran lunga più potenti, l’Occidente ora ritirasse progressivamente il suo appoggio, o non concedesse quello che Kiev ritiene necessario, costringendo l’Ucraina alla resa nel tempo di qualche mese. O si costruisce un’azione diplomatica seria che porti a una tregua e a trattative non penalizzanti per Kiev, oppure tutti i proclami sulla sovranità e l’intangibilità dei confini dell’Ucraina, sul non lasciare mai solo il popolo brutalmente colpito, sul contrasto dei crimini di guerra, eccetera eccetera, finirebbero per diventare un caso di cinico sfruttamento di una tragedia. Il non detto di un esito simile sarebbe questo: ci abbiamo provato, volevamo davvero costringere Putin a ritirarsi, sembrava un’impresa possibile, ma a conti fatti è troppo costoso, le opinioni pubbliche non ci seguono, sono già stanche della guerra, i nostri avversari interni ne approfittano, sale l’inflazione e l’economia comincia ad andare male, del gas di Mosca proprio non possiamo fare a meno…

Non per tutti i Paesi coinvolti le motivazioni sono le stesse ma la triste conseguenza potrebbe essere comunque la stessa. Non è detto che andrà così, ovviamente. Ma di certo i prossimi giorni diranno molto sull’evoluzione della crisi. Intanto si aggrava la questione grano. Il responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha di nuovo avvertito che la guerra rischia di far sprofondare milioni di persone in tutto il mondo nella povertà alimentare. Proprio mentre un alto funzionario ucraino ha dichiarato che il prossimo raccolto di cereali potrebbe diminuire di quasi la metà, a seguito dell'invasione russa. Un altro motivo per raggiungere una pace giusta, e non permettere che sia Mosca nei prossimi anni ad avere il totale controllo del granaio d’Europa.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: