Decimo giorno: cosa è successo e come va la guerra che sta cambiando l'Europa
sabato 5 marzo 2022

Nel decimo giorno di guerra in Ucraina, salta la tregua umanitaria per aprire alcuni corridoi di evacuazione dei civili, ma irrompe la mediazione del premier israeliano, che a sorpresa è volato a Mosca per un lungo colloquio con Vladimir Putin e poi con il cancelliere tedesco Scholz a Berlino. Naftali Bennett era in contatto con tutte le parti da alcuni giorni, ma non ci si attendeva un incontro di persona nella capitale in queste ore convulse, per di più di sabato, giorno del riposo per gli ebrei, che il premier molto osservante rispetta: la circostanza segnala l'importanza della missione. Non ci sono, tuttavia, chiari indizi di quale direzione potrebbe prendere il negoziato sotto la guida di Israele. Fanno solo ben sperare le buone relazioni che il leader di Gerusalemme ha con tanti protagonisti della crisi, Zelensky e Stati Uniti compresi, Lunedì 7 marzo peraltro riprenderà il tavolo con le delegazioni di Mosca e Kiev, incapace finora di ottenere risultati - anche per il basso rango dei protagonisti, tra cui, forse, anche un ucraino al soldo dei russi, giustiziato dagli 007 del suo stesso Paese.

Il premier israeliano Bennett e il presidente russo Putin in un incontro nell'ottobre 2021

Il premier israeliano Bennett e il presidente russo Putin in un incontro nell'ottobre 2021 - Ansa

Senza la possibilità di mettere in salvo gruppi di civili dalle città più martoriate dai combattimenti, ieri è proseguita l'azione delle forze di Mosca, senza però un'intensità particolare. L'offensiva è stata soprattutto verbale da parte del leader del Cremlino, che ha minacciato l'Occidente equiparando le sanzioni a una dichiarazione di guerra. I piani non cambieranno, ha ribadito. Intanto, sulla Russia scende una cappa di censura che si fa sempre più pesante. La legge appena approvata prevede forti pene per chi si arrischia soltanto a pronunciare la parola "invasione". La Rai e molte altre televisioni europee hanno perciò deciso di sospendere le corrispondenze dal Paese. La disinformazione impera su un conflitto che la gente non comprende nei suoi reali contorni.

In realtà, dopo dieci giorni, per chi ha più strumenti di informazione, comincia a delinearsi la portata di una guerra tanto inattesa quanto foriera di grandi cambiamenti geopolitici ed economici, al di là delle vittime e delle distruzioni in Ucraina. E' una guerra che cambierà le nostre vite più del Covid, è stato detto. Ed è probabile che sia così, nel medio periodo, se non si troverà subito una soluzione diplomatica, come è nei voti di tutti.

La copertina della rivista "Time" ha sentenziato che "la storia è tornata". Il riferimento è alla "fine della storia", proclamata dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'Urss. Fuori gioco l'ideologia marxista e il blocco che essa cementava, il capitalismo liberale sembrava avere campo spianato e nessun avvenimento epocale si annunciava più all'orizzonte. Ora la storia ritorna da dove si era conclusa. La Russia, erede dell'Unione Sovietica, cerca di rompere l'estendersi pacifico della democrazia europea incarnata dall'Unione (e della Nato sul piano militare). Un imperialismo che rialza la cortina di ferro, isola di nuovo l'Est che non è ancora integrato nella UE e si propone di riattivare una Guerra fredda in grado di spaccare la globalizzazione degli spostamenti e dei commerci. Il gas che alimenta tante economie del Vecchio Continente, Italia soprattutto, può diventare carissimo o addirittura scarso. Il granaio del mondo, perché le pianure russe e ucraine tali rimangono, potrebbe chiudersi, creando problemi gravi di approvvigionamento anche per l'Africa e il Medio Oriente, con conseguenze imprevedibili. La stessa transizione climatica a favore di fonti non fossili, indispensabile per evitare conseguenze distruttive per il Pianeta, potrebbe subire un forte rallentamento.

Di fronte a questo scenario negativo, c'è un'Europa che ritrova compattezza e comprende il valore dell'unità di intenti di fronte a minacce esiziali. Nascerà forse un'esercito comune, ma c'è intanto da salutare la fermezza politica e la mobilitazione a favore dei milioni di profughi provenienti dalle zone di combattimento. Anche la Cina può vedere evolvere il suo ruolo sullo scacchiere mondiale, di fronte alla prospettiva del rinascere di Muri e contrapposizioni in armi. I contraccolpi dell'invasione, insomma, potranno essere di notevole impatto e di lunga gittata. E a essi bisognerà presto prepararsi con lungimiranza, Ma le incognite sono tante. A partire dalla situazione a Mosca, dove un regime che vuole riportare indietro le lancette della storia non necessariamente troverà a lungo appoggio interno e sponde estere.






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