giovedì 20 maggio 2021
Perché è necessaria una riforma delle norme per il possesso di pistole e fucili
Con una licenza di “nulla osta”, per “tiro sportivo” o per la caccia si è abilitati ad acquistare e detenere un ampio arsenale

Con una licenza di “nulla osta”, per “tiro sportivo” o per la caccia si è abilitati ad acquistare e detenere un ampio arsenale

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Sabato 10 aprile a Rivarolo Canavese, in provincia di Torino, un pensionato di 83 anni, Renzo Tarabella, dopo aver ucciso a colpi di pistola la moglie, Maria Grazia Valovatto di 70 anni e il figlio disabile Wilson di 51 anni ha sparato e ucciso i proprietari dell’appartamento in cui viveva, Osvaldo Dighera di 74 anni e la moglie Liliana Heidempergher di 70 anni e poi ha tentato di suicidarsi. Non è ancora chiaro il motivo – probabilmente per depressione e rancore verso i vicini –, ma è stato appurato che l’arma utilizzata era una pistola semiautomatica regolarmente detenuta: nonostante la presenza del figlio affetto da disturbi psichici, l’anziano era solito tenerla in bella vista in casa sul comò del soggiorno. La figlia di Tarabella lo ha descritto come un «appassionato di armi»: l’anziano aveva una licenza per 'tiro sportivo' dal 1978.


In Italia più omicidi commessi da chi detiene regolarmente un’arma
di quelli ad opera della mafia o di rapinatori Il problema dei pochi controlli e dell’età

Nonostante il susseguirsi di fatti drammatici come questo, l’Italia è oggi uno dei Paesi col più basso tasso di omicidi in Europa. Secondo i dati più recenti resi noti dall’Istat, gli omicidi in Italia sono in costante calo dagli anni Novanta, tanto da aver raggiunto nel 2019 il minimo storico con un tasso di 0,53 omicidi volontari ogni 100mila abitanti. A diminuire sono soprattutto gli omicidi collegati alla criminalità organizzata (mafie) e per furti e rapine. Permangono invece costanti gli omicidi in ambito famigliare e relazionale: sono stati più 150 nel 2019, poco meno della metà di tutti gli omicidi (315 casi). È un problema ormai annoso evidenziato anche dai vari rapporti del Viminale (qui l’ultimo rapporto sugli omicidi del Dipartimento della Pubblica sicurezza: tinyurl.com/gungov).

Le statistiche dell’Istat e del Viminale non riportano però un dato fondamentale: il numero di omicidi commessi con armi legalmente detenute. È una grave carenza dell’informazione istituzionale che andrebbe migliorata. La rilevanza delle armi legalmente detenute negli omicidi famigliari risulta infatti evidente dalle informazioni presenti nel database online dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia che raccoglie, da fonti pubbliche, tutti i casi di omicidi commessi da legali detentori di armi. Nel triennio 201719 sono stati almeno 131 gli omicidi per- petrati con armi regolarmente detenute a fronte di 91 omicidi di tipo mafioso e di 37 omicidi per furto o rapina. In altre parole, oggi in Italia è più facile essere uccisi da un legale detentore di armi che dalla mafia o dai rapinatori. La gran parte di questi omicidi avviene in famiglia e almeno uno su quattro è commesso da anziani legali detentori di armi, spesso per depressione e solitudine, ma anche per rabbia e rancore. Va inoltre evidenziato che – come rilevano varie ricerche – l’arma del delitto, soprattutto nel caso degli omicidi familiari, non rappresenta un mero strumento per eseguire un assassinio, ma costituisce un fattore psicologico di particolare pregnanza nell’ideazione dell’azione delittuosa. «Avere un’arma in casa – riporta un’ampia ricerca del Censis – rappresenta una formidabile tentazione di usarla e molti assassini sono in possesso di regolare licenza».


Possedere un’arma per uso sportivo è molto facile, basta una certificazione autoprodotta
controfirmata dal medico curante e una visita all’Asl simile a quella che serve per ottenere la patente di guida

Tutto questo dovrebbe portare all’attenzione pubblica e del legislatore il problema delle norme che regolano la detenzione di armi. Contrariamente a quanto si pensa – e viene fatto credere – in Italia non è affatto difficile ottenere una licenza per armi, in particolare quella per 'tiro al volo', comunemente detta per 'tiro sportivo' (di cui era in possesso l’anziano di Rivarolo). A qualsiasi cittadino, esente da malattie nervose e psichiche, non alcolista o tossicodipendente è infatti consentito di ottenere una licenza per armi dopo aver superato un breve esame di maneggio delle armi e un controllo da parte della Questura sui suoi precedenti penali per verificarne l’affidabilità. Dal punto di vista medico, tutto si basa sul 'certificato anamnestico', di fatto un’autocertificazione controfirmata dal medico curante e una visita presso l’Asl simile a quella per ottenere la patente di guida: non è prevista, di solito, alcuna visita specialistica, né un esame tossicologico, né una valutazione psichiatrica nemmeno per gli anziani.

Va inoltre ricordato che il 'certificato anamnestico' deve essere rinnovato solo ogni cinque anni: anche in questo caso non è generalmente richiesto alcun esame clinico o psichiatrico. Un periodo troppo lungo, soprattutto quando si tratta di anziani: non a caso per la patente di guida il rinnovo del certificato medico è previsto ogni tre anni (dai 70 agli 80 anni) e ogni due anni (dopo gli 80 anni). Di più: in caso di mancato rinnovo entro i tempi stabiliti dalla legge non contemplata alcuna sanzione anzi, addirittura, spetta alle autorità di pubblica sicurezza notificare allo 'smemorato' la necessità di presentare il certificato medico, cosa che può fare comodamente entro 60 giorni.

Oggi in Italia, con una semplice licenza di 'nulla osta', per 'tiro sportivo' o per la caccia si è abilitati ad acquistare e detenere un ampio arsenale di armi. A seguito delle modifiche apportate nel 2018 dalla Lega con il consenso del M5s, chiunque – anche chi non pratica alcuna disciplina sportiva o la caccia – può detenere tre pistole o revolver con caricatori fino a 20 colpi, 12 fucili semiautomatici con un numero illimitato, e senza obbligo di denuncia, di caricatori fino a 10 colpi e numero illimitato di fucili da caccia. Sono norme fatte apposta per favorire i produttori e i rivenditori di armi. Va infine notato che (si veda questa ampia ricerca: tinyurl.com/armispa) la maggior parte di coloro che detengono la licenza per 'tiro sportivo' non sono iscritti ad alcuna associazione sportiva e non praticano alcuna disciplina, nemmeno saltuariamente: questa licenza viene infatti sempre più richiesta al solo scopo di poter detenere armi in casa.

A fronte di una popolazione che sta invecchiando, spesso rancorosa, talvolta dimenticata – o che non vuole farsi aiutare – dai servizi sociali, l’arma legalmente detenuta sta diventando per alcuni anziani un modo per 'farla finita' con sé stessi, per uccidere la consorte e spesso anche i figli malati o disabili... L’aumento dei casi di omicidiosuicidio da parte di anziani, spesso depressi e ammalati, evidenzia innanzitutto la necessità di migliorare l’assistenza sociale con un adeguato sostegno psicologico e comunitario. Ma il perdurare degli omicidi famigliari manifesta soprattutto l’urgenza di regolamentare in modo più rigoroso la detenzione di armi togliendole almeno agli anziani a rischio, rendendo più frequenti i controlli medici e introducendo esami tossicologici e psichiatrici obbligatori per tutti i legali detentori di armi. Varie proposte sono state presentate in Parlamento: è venuto il momento di esaminarle e approvarle.

Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal)


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